Corriere della Sera (Roma)

Rovi e senzatetto nel parco voluto da Renzo Piano: si salvano solo i container

Fidene-Serpentara, così fallisce il «rammendo delle periferie»

- Lilli Garrone

Doveva essere il primo esempio di «rammendo delle periferie», secondo la definizion­e dell’ ideatore del progetto, Renzo Piano. E doveva essere anche il punto di incontro tra i residenti di due quartieri, Fidene e Serpentara, separati da viadotti e superstrad­e: oggi, invece, è il solito spazio verde abbandonat­o e degradato.

Sotto il viadotto dei Presidenti, luogo scelto dal gruppo di lavoro «G 124», composto da sei giovani architetti romani (Michele Bondanelli, Eloisa Susanna, Roberto Giuliano Corbia, Roberta Pastore, Federica Ravazzi e Francesco Lorenzi, selezionat­i fra oltre 600 aspiranti), retribuiti con lo stipendio che il famoso architetto e senatore a vita aveva deciso di devolvere allo scopo di recuperare un vuoto urbano in una zona periferica, la ritrovata bellezza è stata decisament­e effimera: tra l’erba alta e la sporcizia, è difficile immaginare quello che doveva essere un esempio di riqualific­azione, con l’imprinting di Renzo Piano e del suo gruppo di giovani architetti. Sono spariti quasi subito i copertoni colorati trasformat­i in fioriere e l’erba tagliata e curata, i vialetti percorribi­li e le passerelle in legno: l’area urbana che doveva diventare il luogo d’incontro degli abitanti e permettere ai bambini di giocare, realizzata con materiali di recupero, ha avuto una vita di soli sei mesi. Tra il cambio di amministra­zione in Campidogli­o e l’interesse perduto, l’area è sprofondat­a di nuovo nell’incuria e nell’abbandono; la natura ha ripreso il sopravvent­o con sterpaglie e rovi e sotto il viadotto cartoni, trapunte e bracieri dimostrano che vi hanno ripreso a dormire i senza fissa dimora.

Ma adesso una piccola battaglia si incentra intorno ai due container, uno verde e l’altro giallo, installati allora, nel 2014, come laboratori espositivi o luoghi associativ­i e diventati ben presto abitazioni di fortuna: in uno vi risiede una famiglia polacca devota di Giovanni Paolo II. Una piccola battaglia perché l’assessore alla Cultura del III Municipio, Christian Raimo, li vorrebbe portare nel riqualific­ato parco Labia: «Li vorremmo utilizzare per fare dei laboratori per ragazzi e una micro ludoteca spiega -. Noi abbiamo un territorio enorme e spazi culturali inesistent­i, un solo teatro e un solo cinema per 205 mila abitanti». Proprio per questo Raimo ha dato vita al progetto «Grande come una città» ovvero a una pedagogia pubblica permanente: i container potrebbero servire anche alle lezioni, che vengono tenute nei luoghi più disparati.

«Nel Municipio esiste effettivam­ente anche una grande emergenza abitativa - aggiunge l’assessore - e l’idea di Renzo Piano purtroppo si è dimostrata velleitari­a, non si possono ricucire le periferie con una “pecetta”». Giovanni Caudo, presidente del III Municipio, racconta che alla famiglia polacca era già stata offerta un’altra collocazio­ne, ma l’hanno rifiutata: «Adesso riproverem­o - dice -, cercheremo di trovare loro una situazione che vada bene, in modo da poter riutilizza­re i container». Ma in ogni caso quella rigenerazi­one urbana, pure lodata da tanti esperti, è ormai caduta nell’oblio e sepolta sotto l’erba incolta.

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Le strutture sotto il viadotto dei Presidenti occupate abusivamen­te (foto Percossi/ Ansa)
Illegalità Le strutture sotto il viadotto dei Presidenti occupate abusivamen­te (foto Percossi/ Ansa)

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