Corriere della Sera (Roma)

In mostra i segreti di Carlo Rambaldi, il papà di E.T.

- di Natalia Distefano

Achiamarli mostri sembra quasi di fargli un torto, perché le straordina­rie opere di Carlo Rambaldi sono autentici capolavori di ingegneria meccanica e immaginazi­one, precisione tecnica e talento artistico applicato al cinema di fantascien­za. Si parla di creature come E.T., King Kong, Pinocchio o gli extraterre­stri del film Alien, da oggi protagonis­ti della mostra La meccanica dei mostri. Da Carlo Rambaldi a Makinarium in programma fino al 6 gennaio a Palazzo delle Esposizion­i, con la curatela di Claudio Libero Pisano.

È la prima esposizion­e di questa portata (occupa l’intero secondo piano del museo di via Nazionale) a svelare segreti, bozzetti e prototipi del lavoro firmato dal genio degli effetti speciali, opere che hanno fatto la storia del cinema e che valsero a Rambaldi ben tre premi Oscar. Dalla mastodonti­ca mano di King Kong che nel 1976 strinse una seducente Jessica Lange nella pellicola di John Guillermin (con i suoi quasi sette metri di lunghezza) fino al piccolo dito luminoso di E.T. nato dalla fantasia di Steven Spielberg nel 1982. Dagli esseri raccapricc­ianti di Alien diretto da Ridley Scott fino a quelli di Incontri ravvicinat­i del terzo tipo di Steven Spielberg. Dalle imponenti armature (restaurate per l’occasione) dei diciotto guerrieri apparsi nel film Barbarella di Roger Vadim accanto a Jane Fonda, fino al Pinocchio meccanico che Rambaldi realizzò per l’omonima serie tv Rai diretta da Comencini e ispirata al romanzo di Collodi (che poi rimase clamorosam­ente inutilizza­to per questioni di produzione).

Nel percorso dell’esposizion­e, che avanza cronologic­amente seguendo la carriera del maestro ferrarese, sono visibili non solo i suoi «mostri» così come li abbiamo amati sul grande schermo ma anche le loro anime meccaniche, quel groviglio perfetto di ingranaggi, fili metallici e comandi remoti che gli permetteva­no di muoversi, rendendoli quasi «umani». Poi il documento ufficiale del suo primo brevetto ottenuto nel 1956 per la realizzazi­one di pupazzi meccanici, una serie di personaggi dei cartoni animati, disegni originali, foto, gessi, lattici, i vermi di Dune di David Lynch e i piccoli dinosauri per il film Rex del regista giapponese Haruki Kadokawane­i.

La mostra, inoltre, rintraccia l’eredità di Rambaldi nei lavori del collettivo Makinarium, responsabi­le non solo del restauro dell’archivio Rambaldi ma anche dell’invenzione e creazione di molti nuovi mostri cinematogr­afici made in Italy: creature di ultima generazion­e, che alla precisione meccanica, estetica e artigianal­e aggiungono la meraviglia delle sofisticat­e tecniche digitali. Come il drago de Il racconto dei racconti di Matteo Garrone e la pecora realizzata per il film Loro di Paolo Sorrentino.

Infine La meccanica dei mostri è parte del tris di esposizion­i al via oggi al Palaexpo, accanto alla collettiva Sublimi anatomie e Dizionario folle del corpo di Katy Couprie.

Pinocchio meccanico Fu realizzato per l’omonima serie tv Rai diretta da Comencini ma rimase inutilizza­to

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Visioni Carlo Rambaldi con E.T. e in alto, una sua illustrazi­one di King Kong

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