IL VERO GOL CONTRO I RAZZISTI
Con chiarezza e con velocità. Nella giornata più deludente dal punto di vista sportivo, incapace di segnare un gol all’ultima in classifica, la Roma è stata invece perfetta sul campo della lotta al razzismo. Pochi o tanti non importa: i «buu» contro il sampdoriano Vieira, provenienti dal settore ospiti, non hanno diritto di cittadinanza. Non sono il tentativo di disturbare un avversario, sono razzismo tout court. Il presidente James Pallotta ha molti difetti, il primo dei quali è la sua assenza reiterata. Sul tema del razzismo, però, è stato fin dal primo momento schietto e diretto. Una direttiva recepita dai suoi dirigenti che, nella «pancia» dello stadio di Marassi, non hanno perso tempo: subito un messaggio per chiedere scusa a Vieira e dissociarsi, garantendo il sostegno per identificare i razzisti, perché è giusto che paghi chi ha sbagliato e non il concetto aristotelico di «tifoso». Altri club, anche nel recentissimo passato, si sono arrampicati sugli specchi per difendere l’indifendibile. Non la Roma. Di questo comportamento i suoi tifosi possono essere orgogliosi.
Il buon esempio è fondamentale per combattere il razzismo, soprattutto sui moderni social. La Sampdoria ha ringraziato la Roma: «Grazie. Sempre uniti per un calcio migliore. #stopracism». Tifosi di altre squadre hanno condiviso l’impegno per una battaglia di civiltà non più rimandabile. Sembrava una guerra persa, non è così.