L’Antico Caffè Greco oggi rischia lo sfratto «Noi offriamo cornetti»
L’opera
L’Antico Caffè Greco oggi rischia di chiudere. I gestori non sono disposti a pagare 150 mila euro al mese di affitto all’Israelitico, proprietario dell’immobile in via Condotti. E questa mattina dovrebbe arrivare la forza pubblica per lo sfratto. Flavia Iozzi «E intanto noi offriamo cornetti».
Questa mattina, come sempre da oltre 12 anni, Flavia Iozzi, che gestisce l’Antico Caffè Greco, moglie dell’amministratore delegato Carlo Pellegrini, aprirà i battenti e continuerà - ha annunciato - a servire cornetti e cappuccini. Lo potrà fare, però, fino a che non arriverà la forza pubblica: oggi, infatti, è previsto l’intervento per lo sfratto, dopo due anni di cause giudiziarie fra i gestori e la proprietà, l’ospedale Israelitico che l’ha intimato per finita locazione. Due anni in cui non si è mai arrivati a un accordo per via dell’affitto richiesto: oltre 150 mila euro al mese contro gli attuali 17 mila, una cifra che la proprietà ritiene adeguata e che, secondo indiscrezioni, in molti sarebbero disposti a pagare.
Anzi ci sarebbe addirittura una fila di brand disposti a subentrare nella gestione, compreso il vicino Moncler, dato fino a poco tempo fa per certo, ma che ci avrebbe ripensato di fronte ai vincoli che impediscono di aprire qualcosa di diverso rispetto a quello che c’è oggi.
Super tutelato, il Caffè Greco può restare solo il Caffè Greco, come è da 260 anni a questa parte. E per questo locale famosissimo (deve il suo nome al fatto che il fondatore, un certo Nicola della Maddalena, fosse levantino), che ha ospitato secondo la tradizione da Casanova a Buffalo Bill, frequentato da pittori quali Guttuso e De Chirico, da scrittori e artisti, si sta mobilitando il mondo culturale e politico. Vittorio Sgarbi ha annunciato che offrirà cappuccini a chi questa mattina verrà a manifestare, si pensa a una catena umana per impedire i sigilli. Una maratona culturale a cura dell’associazione Roma Tiberina con il Salotto Romano è iniziata venerdì con Toni Santagata; poi si è mossa perfino l’ambasciata polacca. Nel manifestare la «propria preoccupazione» per la chiusura la rappresentanza diplomatica «lancia un appello affinché venga trovata una soluzione perché questo storico locale, colmo di opere d’arte e memorie comuni legate alla cultura polacca, non scompaia dalla mappa della città eterna». «Ci rendiamo conto della pressione del mercato e degli inevitabili cambiamenti - osserva l’ambasciata di Varsavia nel suo scritto -, ma crediamo che esistano valori universali che vanno difesi e che non possono essere calpestati per ragioni economiche».
Anche Italia Nostra è intervenuta invitando alla mobilitazione «civile per impedire che interessi di multinazionali, non meglio identificate, invadano e colonizzino l’Antico Caffè Greco». «Se chiude il Caffè Greco chiude un altro pezzo di storia di questa città interviene Antonio Fainella, direttore di Confartigianato -. Seppure sia legittima la richiesta di un canone di affitto molto più alto da parte del proprietario delle mura, chiediamo alle istituzioni di trovare il modo che locali con una simile storia non finiscano di esistere».
Preoccupata la Cgil per i 36 dipendenti che rischiano di perdere il posto, come pure la presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi: «Il nostro intervento è legato alle famiglie che rischiano di non lavorare più - dice -. E ci vuole in ogni caso una trattativa tra le parti perché arredi e marchi sono del gestore attuale. In più il 14 novembre è attesa la decisione del Tar sulla sospensiva dello sfratto». Ma il 14 novembre da oggi è lontano.
L’ospedale Israelitico chiede 150 mila euro al mese contro gli attuali 17 mila