INSIEME PER RIFARE LA CITTÀ
La Maker Faire, che si è svolta per la settima volta con successo alla Fiera di Roma, è uno degli eventi più incoraggianti della capitale. Intanto perché attrae un mare di gente di tutte le età, ma soprattutto i giovanissimi. E poi perché è un evento concentrato sul futuro (nasce dai maker, portatori di un nuovo modello produttivo individuale basato sulle stampanti 3D), in una città che è malata di passato.
La Maker Faire non è soltanto innovazione spettacolo, cosa peraltro già importante e utile. E’ soprattutto la realizzazione dell’idea di avvicinare la grande ricerca (per esempio la robotica che si realizza all’Istituto italiano di tecnologia) con la creatività dei giovani, le singole iniziative e i progetti più brillanti. E’ l’arte di mettere insieme l’accademia e gli individui, l’alto con il basso.
Ma l’edizione di quest’anno - curata da Massimo Banzi e Alessandro Ranellucci e puntata sull’economia circolare – ha messo in evidenza la lezione forse più profonda che viene dai giovani innovatori: l’indispensabilità di collaborare per usare al meglio il talento di ognuno. Nel mondo d’oggi, sembrano dirci i ragazzi, senza collaborazione non si va da nessuna parte: nell’innovazione come nella gestione delle città.
A questo proposito, sarebbe bello vedere qualcuna delle tecnologie esposte in fiera – dal trattamento dei rifiuti alle soluzioni per i trasporti – fare ingresso nella nostra vita quotidiana. E’ un’utopia?