Corriere della Sera (Roma)

I gialloross­i in casa col Borussia Lazio, sfida al Celtic

- di Agresti-Valdiserri

Ricomincia l’Europa League, riparte il turnover. Inevitabil­e. La dura sfida di stasera con il Celtic (ore 21) sarà seguita da tre partite – Fiorentina, Torino, Milan – che inciderann­o tantissimo sulle ambizioni di Champions della Lazio: Inzaghi ha la necessità di amministra­re le forze e di distribuir­e la fatica. Per questo a Glasgow darà spazio a tre nuovi acquisti in cerca di un’identità: Vavro sarà il centrale di difesa, Lazzari e Jony saranno gli esterni di centrocamp­o. E per lo stesso motivo quasi certamente rimarrà fuori Immobile, capocannon­iere della serie A, grande artefice della tripla rimonta nel secondo tempo della gara con l’Atalanta.

«Ma nella scelta dei titolari non ho pensato e non penserò a quello che ci aspetta dopo la gara con il Celtic, bensì solo a questo incontro», racconta Inzaghi dicendo una mezza verità. «La partita con l’Atalanta è stata molto dispendios­a sul piano fisico, per fortuna abbiamo giocato di sabato e abbiamo avuto un giorno in più per recuperare».

La partita con il Celtic peserà sulla corsa alla qualificaz­ione della Lazio, anche se non sarà decisiva: i biancocele­sti tra due settimane ospiterann­o gli scozzesi e poi avranno altri due incontri con Cluj e Rennes, tutto potrà comunque succedere. «Però è ovvio che questo confronto sarà importante, poi dovremo vedere anche l’esito del doppio scontro tra le altre due squadre del girone. Di sicuro ci condiziona avere perso la gara d’esordio in Romania», sospira Inzaghi, che ancora non ha digerito quel clamoroso ribaltone incassato all’inizio del percorso europeo.

Il Celtic sarà sostenuto da oltre 60mila tifosi, lo stadio sarà pieno. Una difficoltà in più, per Inzaghi. «Credo che giocare in una situazione del genere sia stimolante per i miei calciatori. Quando in campo andavo io, di serate così ne ho vissute tante e sono state esperienze bellissime. Noi ci faremo trovare pronti anche se questa è davvero un’ottima squadra, compatta attorno al suo allenatore, certamente temibile». L’aspetto che lascia stupefatti è l’entusiasmo con cui, da quelle parti, seguono anche l’Europa League, un torneo che invece da noi viene regolarmen­te snobbato e al quale partecipia­mo senza trasporto, quasi come se fosse un fastidio. «È una questione di cultura e di tradizioni. Contro il Rennes all’Olimpico avevamo 13 mila spettatori, sono pochi. È questo l’andazzo da noi, ma non dovrebbe essere così».

L’allenatore

Sfida quasi decisiva per il nostro cammino, lo stadio pieno sarà uno stimolo in più per la squadra

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