Corriere della Sera (Roma)

Luci sulla Capitale Acea, 110 anni di storia in mostra

Foto d’epoca, vecchi lampioni e documenti esposti nel museo Centrale Montemarti­ni

- Paolo Conti

C’era una volta una Roma moderna e visionaria, proiettata nel ’900 appena nato, pronta a cogliere le sfide della contempora­neità per dotarsi di servizi pubblici adeguati al ruolo di cuore politico e amministra­tivo del nuovo Regno d’Italia. Le mostre storiche servono spesso a rimettere insieme i tasselli di una vicenda civile collettiva altrimenti destinata a perdere i contorni, e quindi i significat­i sociali. La Centrale Montemarti­ni ospita da ieri la mostra 1909-2019. 110 anni di luce. Acea e Roma, passione e innovazion­e. È la certificaz­ione di un sodalizio indissolub­ile tra una città e l’azienda che assicura acqua e luce, dunque energia, ovvero gli strumenti essenziali per la vita moderna in una grande città. I materiali vengono dall’Archivio centrale dello Stato, da quello Capitolino, dall’Acea, persino dal Quirinale, oltre al contributo Rai e Istituto Luce (la cura della mostra è di Alessandro Nicosia).

È il racconto di una scommessa cominciata nel 1909. Qui è il punto più sorprenden­te e anche utile per riflettere sull’oggi. L’intuizione parallela dell’allora sindaco Ernesto Nathan e dell’assessore Giovanni Montemarti­ni, assessore al tecnologic­o e straordina­rio teorico della municipali­zzazione dei servizi essenziali (L’Acea e l’Atm, futura Atac) portò alla rapida realizzazi­one di un coraggioso progetto politico-amministra­tivo. La città venne chiamata a un referendum popolare per sancire la nascita dell’Acea e già nel 1912 venne inaugurata la prima centrale termica di Roma, oggi giustament­e intitolata a Montemarti­ni (che morì nel 1913 durante una seduta del Consiglio comunale). Una tempistica oggi inimmagina­bile. Gli atti della fondazione si alternano a molte fotografie d’epoca e contempora­nee: la prima rete di inizio secolo, poi gli anni del fascismo e della guerra, il grande momento delle Olimpiadi 1960 a Roma, infine le illuminazi­oni a led dei nostri giorni: il Campidogli­o, le altre piazze storiche, i monumenti. Non mancano le lampade Roma per le strade della città, nei diversi modelli storici, i contatori. Talvolta, nei nostri giorni, l’Acea fa i conti con i malumori dei cittadini per i disservizi o i ritardi negli interventi per i guasti. Ma è giusto anche alzare lo sguardo, ricostruir­e un insieme che riguarda la nostra storia cittadina. Ieri la presidente, Michaela Castelli, e l’amministra­tore delegato, Stefano Antonio Donnarumma, parlavano di nuove sfide, di grande dinamismo dell’azienda. I romani lo sperano, nel nome della storia della «loro» Acea. Perché - nessuno mai lo dimentichi - l’Acea appartiene a noi romani.

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Archivio Tecnico al lavoro su uno dei lampioni di Roma

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