Roma senza più memoria
Walter Tocci, all’epoca vicesindaco con Rutelli, sorprese non poco con un articolo di elogio critico di Amerigo Petrucci, sindaco Dc degli anni Sessanta. Francesco Rutelli esortava i suoi collaboratori a tirare fuori dai cassetti i progetti lasciati a dormire dalle precedenti amministrazioni.
Petroselli è passato alla storia anche per avere finalmente completato, dopo anni di ritardo, la linea rossa della metropolitana iniziata da altri. Veltroni seppe, fra le altre cose, portare a termine progetti impostati da sindaci precedenti: Auditorium e apertura cantieri Metro C, per esempio. Le ultime tre amministrazioni capitoline (Alemanno, Marino, Raggi) si sono invece contraddistinte per una certa furia distruttiva nei confronti del passato. Tutti proponendosi come uomini nuovi , capaci di un nuovo inizio e di una inedita epoca radiosa. Ma in questo modo si è persa traccia della storia delle amministrazioni precedenti (la Raggi parla addirittura di 30 anni di malgoverno) e, in sintesi, della storia della città. Come se si dovesse non solo correggere, ma addirittura consegnare il passato alla “condanna della memoria” e ricominciare da zero. Ma nessun futuro può essere impostato se non si conosce il passato e non si è capaci di un’analisi critica lucida, ma non partigiana. Infatti il dibattito sul futuro di Roma è semplicemente sparito. Stiamo sospesi in un tempo senza dimensione, privo di punti di riferimento, evanescente e improvvisato giorno per giorno. Contraddistinto da una profonda ignoranza. Eppure c’erano nei cassetti (ci sono ancora?) progetti importanti che hanno animato il dibattito per anni e orientato qualche scelta. Che potrebbero esser ancora risorse per lo sviluppo di Roma. Campidoglio 2, per esempio, con la trasformazione dell’attuale sede in un polo museale. L‘utilizzo di un’area pubblica come quella dell’exFiera sulla Cristoforo Colombo, che si proponeva come nuova sede delle sparse membra degli uffici regionali. La ex-area dei Mercati generali all’ Ostiense. Il sistema direzionale orientale. La cura del ferro, fatta di integrazioni fra la rete ferroviaria e quella metropolitana. Il piano dei parcheggi interrati. Ora è probabilmente vero quanto afferma oggi Rutelli. Chi verrà dopo la Raggi dovrà dedicare le scarse risorse della Capitale a opere di straordinaria manutenzione, senza grandi fantasie, che la rimettano in piedi ed in ordine. Ma nessuna città può privarsi della capacità di progettare il suo futuro. O almeno, magra consolazione, di conservare la memoria del suo futuro. In attesa di tempi migliori.