Coratti, Tredicine e gli altri: tutti i politici già in carcere
Nove, inclusi i funzionari, finiscono in cella
Funzionari. Politici. Imprenditori. Cosa cambia ora per gli imputati del Mondo di Mezzo? In attesa che le pene vengano ricalcolate dalla Corte d’appello la prima certezza viene dalla «Spazzacorrotti» che ha aperto le porte del carcere a quegli imputati per i quali la condanna è divenuta definitiva e per i quali, a questo punto, non è possibile il ricorso a pene alternative: Mirko Coratti, Giordano Tredicine, Andrea Tassone. Il caso di Pierpaolo Pedetti, che invece resta in libertà perché è caduta l’accusa principale
Funzionari. Politici. Imprenditori. Cosa cambia ora per gli imputati del Mondo di Mezzo? In attesa che le pene vengano ricalcolate dalla Corte d’Appello, la prima certezza viene dalla «Spazzacorrotti» che ha aperto le porte del carcere agli imputati per i quali la condanna è divenuta definitiva. E per i quali non è possibile il ricorso a pene alternative.
Un esempio? Suo malgrado era divenuto il simbolo della capillarità con cui la corruzione si era radicata in Campidoglio: Claudio Turella, l’ex funzionario dell’ufficio giardini che, da indagato, custodiva 500mila euro in contanti dietro una parete di cartongesso, è a Rebibbia in virtù della nuova norma Bonafede con due anni ancora da scontare.
Così anche per l’ex capo segreteria dell’assemblea capitolina Franco Figurelli, in carcere con 2 anni e 10 mesi da scontare. Anche se per il difensore, Antonio Stellato, una speranza c’è: «Presentiamo un ricorso per la sospensione della pena. Non si può considerare socialmente pericoloso un uomo che ha commesso un reato per il quale sono previsti da un minimo di 4 a un massimo di 8 anni». La «Spazzacorrotti» ha aperto le porte del carcere anche a Mario Schina, il cui difensore Lorenzo Lamarca conta però su una sospensiva mentre prepara un ricorso alla Corte europea: «In primo grado è stato violato il nostro diritto alla difesa».
Dentro anche Mirko Coratti ex presidente dell’assemblea capitolina (Pd) e l’ex presidente del municipio di Ostia, Andrea Tassone (Pd), con circa 3 anni e 7 mesi ciascuno da scontare. Il loro difensore Filippo Dinacci può solo sperare che, a febbraio, data in cui la consulta deciderà sulla costituzionalità, la «Spazzacorrotti» venga dichiarata inammissibile, aprendo le porte a una scarcerazione.
Diverso il caso di Pierpaolo Pedetti, l’ex presidente (Pd) della commissione Politiche abitative del Comune, accusato di corruzione per aver veicolato appalti alla «Eriches» di Salvatore Buzzi. Il difensore, Alessandro Iannielli spiega: «É l’unico politico in libertà, per lui la Cassazione ha annullato il maggiore capo d’imputazione e dunque la pena dovrà essere rideterminata».
Con un anno e 9 mesi ancora da scontare anche l’ex consigliere comunale Pdl Giordano Tredicine è tornato dentro a causa della «Spazzacorrotti». Il difensore Gianluca Tognozzi (la Cassazione ha accolto il ricorso nei confronti dell’altro cliente, Giovanni De Carlo) annuncia la richiesta di una sospensiva e intanto dice: «É un paradosso che ogni Procura faccia come vuole circa la sospensione della “Spazzacorrotti”».
C’è poi il caso di Franco Panzironi (il «Tanca» era stato ribattezzato da Buzzi) per il quale è caduta l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa (la mafia non c’è, hanno stabilito i giudici). Per lui la pena dovrà essere rideterminata, spiega il suo avvocato, Pasquale Bartolo. Stessa attesa vive Luca Gramazio, l’ex capogruppo del Pdl alla Regione, che ha visto cadere l’accusa di mafia ma è ai domiciliari per la corruzione.
Completamente scagionati da ogni accusa gli imprenditori Cristiano Guarnera e Luca Gaglianone: «Un uomo perbene — dice l’avvocato Valerio Spigarelli — , tenuto per anni in prigione che ha la sfortuna supplementare di non avere un cognome famoso. La mia soddisfazione personale per la sentenza si somma allo sconforto come cittadino».