La «Taverna Le Coppelle» riapre. Senza Alfonso Sacchi
Bocche semi-cucite nel ristorante del padre. Al mercato: «Il figlio veniva qui con la mamma a fare la spesa»
La «Taverna Le Coppelle» ha riaperto i battenti. E come tutti i giorni, il locale di Alfonso Sacchi, il papà di Luca, è pieno di gente. Lui - ovviamente - non c’è: ci sono, assai indaffarate, le tre ragazze che lavorano nel ristorante e il forno a legna acceso. Nessuno ha molta voglia di parlare, solo una, dai lunghi capelli neri e che ieri ha preso in mano la gestione del locale, spiega che sì, hanno voluto riaprire, ma il titolare chissà quando tornerà.
In una strada che è esattamente a metà fra la Camera ed il Senato spesso si fermano qui a mangiare una pizza i parlamentari: «Sì, qualche politico a volte viene - conferma la ragazza -, ma la nostra clientela è composta dalle persone che vede. Gente della zona o turisti stranieri: per noi sono tutti uguali, l’importante è che apprezzino la nostra cucina».
Dove si parla un po’ di più di Alfonso e della tragedia che ha colpito i Sacchi è al mercato di piazza delle Coppelle, perché tutti conoscono la famiglia e ne parlano benissimo: «Il padre viene qui da noi qualche volta a comprare la frutta - racconta il verduraio -. È una bravissima e bellissima persona. E ci ricordiamo anche di Luca, da bambino veniva spesso qui con la mamma a fare la spesa...».
Un talento, quello per la ristorazione, che Alfonso Sacchi coltiva fin da bambino: nella storia del locale è scritto che all’età di sette o otto anni già si muoveva fra i tavoli del ristorante «Al Fagianetto», in via Filippo Turati, all’Esquilino, di proprietà di suo papà Elio e di suo zio Giacomo Guarnieri, cercando di imparare i segreti del mestiere. A soli vent’anni insieme con un amico apre la sua prima paninoteca, Benny Burger, poi ceduta al suo socio per poter aprire nel 1991 la pizzeria di via delle Coppelle.
I primi tempi non sono facili, ma nel 1996 riesce ad ampliare il locale e le cose iniziano ad andare bene. E che oggi la «Taverna Le Coppelle», che ha mantenuto le tovaglie a quadri bianchi e rossi, gli archi con i mattoni a vista e i rivestimenti in legno, sia molto considerata lo si vede da come i clienti, politici o meno, sembrano apprezzare il cibo.
Il verduraio: «Alfonso è una bravissima e bellissima persona»