Centro e Parioli Rifiuti di nuovo sui marciapiedi
Ordine dei medici preoccupato. Bloccato il trasferimento nelle Marche
Cumuli di rifiuti a via Panama. Su Corso d’Italia centinaia di sacchetti di spazzatura fradici per la pioggia sparpagliati ovunque. Impossibile usare i marciapiedi in via Lima, dove l’immondizia giace a terra come se i cassonetti, strapieni da giorni, fossero esplosi. Il Municipio II torna in sofferenza. Ma i problemi riguardano tutta la città, Centro e periferie. Le foto girano sui social e raccontano di un sistema di nuovo in panne, una livella che mette sullo stesso piano i quartieri «bene» come Prati o Parioli e le periferie più difficili. Mentre l’Ordine dei Medici si dice «molto preoccupato» su un’emergenza che sembra avanzare inesorabilmente.
Segnali di una crisi che affiora sempre più spesso, soprattutto in prossimità delle feste. Stavolta è il ponte del 2 novembre a riportare a galla una questione rifiuti mai risolta che, entro fine dicembre con la chiusura della discarica di Colleferro, rischia di scatenare un’emergenza cittadina ancora più grande. «Già da alcuni giorni ci arrivano delle segnalazioni: stiamo monitorando la situazione e siamo molto preoccupati», dice Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma, che in queste ore ha avviato i contatti con il Campidoglio per capire perché la città sia di nuovo entrata in crisi.
Semplice, è il sistema che non va. Perché dopo la scadenza (15 ottobre) dell’ordinanza regionale che precettava tutti gli impianti del Lazio ad accogliere la spazzatura della Capitale, il problema, evidente girando per Roma, ha riportato a galla la criticità strutturale: l’Ama raccoglie i rifiuti — 5 mila tonnellate al giorno — e li smaltisce tra l’unico impianto di proprietà (Rocca Cencia che è quasi saturo), i due Tmb «privati» di Malagrotta che ancora non lavorano a pieno servizio e, in più, attraverso l’export di indifferenziato verso l’Abruzzo. Le Marche, invece, non vedono arrivare indifferenziato dalla Capitale nonostante un contratto firmato con il Lazio per smaltire 5.500 tonnellate al mese fino al 28 febbraio 2020. «Problemi organizzativi», filtra dall’Ama. Cioè: prima il Comune chiede aiuto, poi però non ne approfitta. E, probabilmente, questo spiega la situazione attuale, con interi quadranti sotto pressione. Se a tutto ciò si aggiungono i rapporti difficili tra i dipendenti dell’Ama e il proprietario dell’azienda, ovvero il Comune — della settimana scorsa lo sciopero che racconta del gelo tra Campidoglio e sindacati — ecco che il corto circuito pare dietro l’angolo.
Il che non solo agita i romani, ma anche le istituzioni che hanno la responsabilità del ciclo rifiuti. In primis il Campidoglio M5S che, in queste ore, è sotto il tiro del «fuoco amico» per come gestisce la questione. «Roma non è riuscita a ridurre l’indifferenziato» e «Raggi riempie di monnezza le province del Lazio», scrive sul profilo Facebook Marco Cacciatore, presidente grillino della commissione Rifiuti alla Regione, nel commentare la notizia di una proroga all’autorizzazione per mantenere aperta la discarica di Roncigliano, vicino ad Albano, che potrebbe servire in futuro come sito per lo stoccaggio temporaneo della spazzatura romana. Da lì, lo sfogo con accuse pesanti nei confronti della giunta Raggi: «È inutile negare che dal 31 dicembre chiuderà Colle Fagiolara a Colleferro e ne sono contento, non ci sarà più una discarica per Roma, ma purtroppo una discarica serve e purtroppo subito», scrive il consigliere M5S vicino a Roberta Lombardi. «Negli ultimi tre anni di amministrazione Raggi, Roma non è riuscita a ridurre l’indifferenziato», posta Cacciatore — molto criticato dagli attivisti: «Candidati per il Pd la prossima volta» —, che racconta uno scenario di «nichilismo amministrativo» in cui Regione e Comune «si scontrano al solo scopo di incolparsi a vicenda e senza mai prendere iniziative».
5 mila
sono le tonnellate di rifiuti prodotte ogni giorno a Roma