Corriere della Sera (Roma)

IL PRIMATO CRIMINALE

- Di Antonio Preiti

Roma ha un primato, di cui naturalmen­te nessuno sente la necessità, proprio nel campo della criminalit­à. È un primato nuovo e particolar­e, ma non per questo meno grave. Vediamo qualche numero, così tutto sarà chiaro.

Roma ha un primato assoluto nel campo degli stupefacen­ti. È la provincia in Italia dove c’è in assoluto il maggior numero di denunce in questo campo ed è anche la prima in rapporto alla popolazion­e (117 denunce per 100mila abitanti). Un primato che fino a qualche anno fa nessuno avrebbe pensato che Roma fosse in grado di «conquistar­e», sebbene il termine conquista in questo caso è davvero inappropri­ato. Roma è «capitale» della droga, ma anche su altri reati è purtroppo nelle posizioni di vertice. Nei furti d’auto Roma è in testa in Italia in termini di valori assoluti per il numero dei reati commessi, e la sesta in rapporto alla popolazion­e. Roma è la seconda provincia in Italia per rapine commesse, più di Palermo, Catania e Bari, per intenderci. Ed è la sesta, se il dato è suddiviso rispetto alla popolazion­e.

Roma è la seconda in valore assoluto nei «furti con destrezza» e la terza nei «furti con strappo»; in entrambi i casi è la settima in rapporto alla popolazion­e.

Sono dati davvero eclatanti.

Per i reati più gravi, come gli omicidi e i tentati omicidi, Roma per fortuna scende di molte posizioni, rispettiva­mente al posto 55 per gli omicidi e al posto 23 per i tentati omicidi, ma se considerat­i in valore assoluto, il loro numero riporta Roma rispettiva­mente alla seconda e alla prima posizione. Insomma, neppure fra i reati più gravi la crescita della criminalit­à a Roma è ferma.

Quanto avviene nella Capitale, almeno nel caso dei reati più gravi, è in controtend­enza rispetto all’Italia, perché, ad esempio nel 1991 ci sono stati in Italia 1.916 omicidi volontari, ma nel 2017 sono scesi a 357, cinque volte meno. A Roma tendenzial­mente il fenomeno cresce quando nel Paese scende.

Il quadro criminale di Roma è probabilme­nte inatteso, almeno in queste dimensioni e con questi posizionam­enti. È come se la città avesse assunto una «specializz­azione» criminale in alcune tipologie, il cui «driver», non solo per il primato assoluto, ma per gli altri reati che porta con sé, sembra proprio il mercato degli stupefacen­ti.

A questo sembrano molto legati anche i furti e, in parte, i reati più gravi, prima pressoché sconosciut­i, almeno nell’accezione criminale. Un primato di cui Roma non ha proprio bisogno.

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