Moria di pesci nel laghetto di Villa Ada
Allarme ambientale nel parco. I volontari: nel bacino gettano di tutto, anche i capitoni
Una scena inquietante in uno dei parchi storici della Capitale: decine di pesci morti galleggiano nel Laghetto di Villa Ada, il bacino più grande dei tre che si trovano nell’immensa area verde sulla via Salaria.
Secondo una prima ipotesi a provocare la strage sarebbe stata causata da un improvviso calo dell’ossigenazione dell’acqua. A provocarlo a sua volta la macerazione delle numerose foglie mai raccolte in queste settimane autunnali. A segnalare il fatto sono stati i volontari dell’Associazione dei Leprotti di Villa Ada che hanno scritto alla sindaca Virginia Raggi, oltre che alla presidente del II Municipio e ai responsabili del Servizio giardini. «In quel laghetto - denunciano - ci buttano di tutto, perfino i capitoni...».
Sono affiorati uno dopo l’altro. Pesci grandi e piccoli, nel Laghetto di Villa Ada, attorno al quale ogni giorno si radunano centinaia di frequentatori dell’immensa area verde sulla via Salaria. Fra loro anche tantissimi bambini che non hanno potuto fare a meno di notare l’inquietante fenomeno della moria di esemplari nello specchio d’acqua più grande del parco, insieme ad altri due bacini, uno dei quali però è molto ridotto.
Subito si è fatta largo l’ipotesi di un evento causato da una forma di inquinamento, gettando nello sconforto e nella preoccupazione chi ama questa villa, fra le più grandi della Capitale, e da sempre al centro di proteste e segnalazioni per le sue precarie condizioni di manutenzione. Alla fine la spiegazione più vicina alla realtà non si discosta molto da quella: la strage di pesci sarebbe stata causata da un notevole calo di ossigenazione dell’acqua provocato a sua volta dalla macerazione di un enorme quantitativo di foglie che, cadute nel bacino, non sono mai state raccolte.
A lanciare l’allarme, come ormai è accaduto tante volte in passato, sono stati i responsabili dell’Associazione dei Leprotti di Villa Ada che si sono rivolti direttamente alla sindaca Virginia Raggi, nonché alla presidente del II Municipio Francesca Del Bello e ai vertici del Servizio giardini del Comune perché «flora e fauna di questa meravigliosa e unica foresta urbana sono abbandonate, sfruttate, consumate sempre più. Abbiamo un tesoro immenso tra le mani - scrivono su Facebook nell’appello alle istituzioni cittadine - e pian piano sta scomparendo. Noi Leprotti di Villa Ada siamo testimoni quotidiani del degrado crescente della villa e del costante immobilismo della pubblica Amministrazione». L’episodio in questione ha raggiunto il culmine nella giornata del 29 ottobre scorso, quando fra le foglie rimaste a galla sono cominciati a comparire i pesci. Una scena raccapricciante se si pensa che quel laghetto viene frequentato anche dai bambini. «I bacini di questo parco - spiega Alessandro Leone, presidente dei Leprotti sono lerci, è questa la verità. Basti pensare che l’evoluzione delle specie ittiche ha portato alla trasformazione delle loro branchie in apparati in grado di produrre ossigeno dalla melma». Ma ci sono anche altri particolari raccontati dai volontari che descrivono una situazione difficile. «Nel Laghetto ci sono esemplari di varie specie, non soltanto quelle tradizionali, perché ormai c’è gente che ci butta dentro di tutto: dai pesciolini degli acquari a quelli più grandi, e perfino i capitoni prima di Capodanno. Alla fine non è casuale incontrare anche animali di quasi un metro di lunghezza», rivela Leone, che conclude pessimista: «A Villa Ada manca qualsiasi genere di controllo, a tutti i livelli. Ogni ente interessato fa quello che vuole. E alla fine solo noi rispettiamo le regole».