Lazio, un tabù lungo 30 anni
La Lazio non vince da 30 anni contro il Milan a San Siro in campionato: dal quel 3 settembre 1989 (1-0, autogol di Maldini) i biancocelesti hanno collezionato 11 pareggi e 18 ko. Domani sera Inzaghi ci riprova contro Pioli, il tecnico di cui ha preso il posto nel 2016.
Simone Inzaghi nel 1989 era un bambino, quasi adolescente: giocava con i ragazzini del Piacenza perché lì avevano voluto il fratello Pippo e lui si era adeguato. Francesco Acerbi di anni ne aveva poco più di 2, aveva cominciato a camminare non da molto e nessuno poteva immaginare che avrebbe corso tutta la vita dietro al pallone. Quel 3 settembre di trent’anni fa, Ciro Immobile non era ancora nato: lo avrebbe fatto sei mesi più tardi.
È trascorsa davvero un’eternità da quando la Lazio ha vinto la sua ultima partita a San Siro contro il Milan in campionato. Fu una gara speciale, certamente si trattò di un’impresa: la squadra di Beppe Materazzi (con Fiori in porta e Amarildo centravanti, Gregucci in difesa e Di Canio all’ala) riuscì a battere in trasferta la squadra che aveva appena conquistato la Coppa dei Campioni travolgendo la Steaua Bucarest.
Una formazione leggendaria, allenata da Arrigo Sacchi e ricca di fuoriclasse. Quella domenica, seconda giornata di campionato, ne mancavano due particolarmente forti: Marco Van Basten e Ruud Gullit. Un terzo, Paolo Maldini, commise l’errore che da uno così non ti aspetti: retropassaggio dalla propria trequarti a scavalcare Giovanni Galli, il portiere rossonero, il quale era uscito fino al limite dell’area. Finì in quel modo, 0-1.
11 sono i pareggi ottenuti dalla Lazio in campionato in casa del Milan dopo la vittoria nell’89. Le sconfitte invece sono 18
Da allora la Lazio ha battuto il Milan a San Siro solo in Coppa Italia. In campionato ha perso 18 volte e ha portato via 11 pareggi, l’ultimo (1-1) il 20 marzo del 2016. Per i biancocelesti segnò Parolo su assist di Biglia, adesso rossonero; l’allenatore era Pioli, che domani sera siederà sull’altra panchina e 15 giorni dopo sarebbe stato esonerato per fare posto proprio a Inzaghi.
Sono solo due degli intrecci e dei ricorsi di questa partita. Altri invece riguardano il mercato. Il Milan nelle ultime stagioni ha inseguito con convinzione più di un giocatore biancoceleste: Mirabelli voleva a tutti i costi Immobile per il suo attacco; Leonardo si era invaghito di Milinkovic-Savic ma non aveva soldi a sufficienza per convincere Lotito;
la tentazione di Boban e Maldini è stata Correa (poi sono andati su un altro Correa, quello dell’Atletico Madrid, senza successo). Non solo: l’estate scorsa Inzaghi è stato un candidato forte per la panchina rossonera prima che trovasse l’accordo con la Lazio per il rinnovo di contratto; Tare in quelle stesse settimane ha parlato con i dirigenti del Milan i quali avevano individuato in lui il direttore sportivo giusto.
Alla fine, per un motivo o per l’altro, nessuna di queste operazioni è andata a buon fine. Forse la ragione principale è scolpita nella classifica di questo campionato, che vede la Lazio avanti 5 punti rispetto al Milan: oggi i rossoneri non hanno Gullit e Van Basten e non sono campioni d’Europa, meglio starsene a Roma tra le braccia di Lotito.