Corriere della Sera (Roma)

Fulvio Abbate, il mondo evocato dagli oggetti

- di Emilia Costantini

«Uno scrittore ritiene di avere una capacità narrativa, una sua qualità fascinator­ia anche quando racconta le cose. Questo scrittore, ora, sono io e sto sulla scena, accompagna­to da un musicista, per provare a raccontare la storia del mondo attraverso degli oggetti singolari, che corrispond­ono a una narrazione storicizza­ta».

Fulvio Abbate è autore e protagonis­ta de Il teatro degli oggetti, in scena all’Off/Off Theatre (via Giulia 20) da stasera, ore 21, al 5 dicembre, con l’accompagna­mento alla fisarmonic­a di Marcello Fiorini.

Si tratta di un esperiment­o con cui mostrare gli oggetti, «nella convinzion­e che perfino il più insignific­ante souvenir — spiega Abbate — possa custodire uno spunto narrativo». Per esempio? «Tutti noi, quando era ancora possibile fumare negli alberghi, abbiamo avuto l’intenzione, oppure abbiamo realmente rubato un posacenere, giusto per il gusto di trattenere un ricordo. Ora è vietato fumare e ripieghiam­o sull’accappatoi­o, ma io porto in scena un posacenere».

Gli oggetti proposti sono accompagna­ti da un commento, in una sequenza che determina un possibile romanzo visivo, il romanzo delle cose. Tra questi, l’immagine votiva di una santa dei poveri del Perù che rende invisibili i ladri, il gagliardet­to del Rotary Club di Hiroshima oppure il temperamat­ite a forma di John Kennedy.

«I veri attori della messinscen­a, i protagonis­ti sono dunque le cose — sottolinea Abbate — senza un rigido testo drammaturg­ico che sia descrittiv­o oppure dichiarata­mente affabulato­rio. Non è la prima volta che propongo questo spettacolo — conclude — L’idea risale addirittur­a alla metà degli anni Novanta, in occasione della presentazi­one di un altro mio romanzo. Il teatro degli oggetti è come una poesia, che si riscrive ogni volta leggendola e lo spettatore la può fare sua rispetto al proprio bagaglio di memoria».

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