Fulvio Abbate, il mondo evocato dagli oggetti
«Uno scrittore ritiene di avere una capacità narrativa, una sua qualità fascinatoria anche quando racconta le cose. Questo scrittore, ora, sono io e sto sulla scena, accompagnato da un musicista, per provare a raccontare la storia del mondo attraverso degli oggetti singolari, che corrispondono a una narrazione storicizzata».
Fulvio Abbate è autore e protagonista de Il teatro degli oggetti, in scena all’Off/Off Theatre (via Giulia 20) da stasera, ore 21, al 5 dicembre, con l’accompagnamento alla fisarmonica di Marcello Fiorini.
Si tratta di un esperimento con cui mostrare gli oggetti, «nella convinzione che perfino il più insignificante souvenir — spiega Abbate — possa custodire uno spunto narrativo». Per esempio? «Tutti noi, quando era ancora possibile fumare negli alberghi, abbiamo avuto l’intenzione, oppure abbiamo realmente rubato un posacenere, giusto per il gusto di trattenere un ricordo. Ora è vietato fumare e ripieghiamo sull’accappatoio, ma io porto in scena un posacenere».
Gli oggetti proposti sono accompagnati da un commento, in una sequenza che determina un possibile romanzo visivo, il romanzo delle cose. Tra questi, l’immagine votiva di una santa dei poveri del Perù che rende invisibili i ladri, il gagliardetto del Rotary Club di Hiroshima oppure il temperamatite a forma di John Kennedy.
«I veri attori della messinscena, i protagonisti sono dunque le cose — sottolinea Abbate — senza un rigido testo drammaturgico che sia descrittivo oppure dichiaratamente affabulatorio. Non è la prima volta che propongo questo spettacolo — conclude — L’idea risale addirittura alla metà degli anni Novanta, in occasione della presentazione di un altro mio romanzo. Il teatro degli oggetti è come una poesia, che si riscrive ogni volta leggendola e lo spettatore la può fare sua rispetto al proprio bagaglio di memoria».