Corriere della Sera (Roma)

RISCATTO TRAMITE SPELACCHIO

- Di Paolo Conti

Ieri Beppe Severgnini ha ricordato a tutti noi romani (e non solo) un punto essenziale: «Roma è l’Italia alla seconda potenza, il distintivo più brillante che sfoggiamo nel mondo». Ecco perché qualsiasi cosa accada in questa nostra amata, e disastrata, Capitale finisce in diretta sui siti di tutto il mondo. Roma è lo stemma del nostro Paese. Persino un rito secondario nella vita civile di una grande metropoli, come la collocazio­ne dell’albero di Natale nel cuore della città, si trasforma in un appuntamen­to attesissim­o, soprattutt­o dopo le due disastrose annate degli «Spelacchi» 2016 e 2017.

Quest’anno, come già nel 2018, dovrebbe andare bene. Uno sponsor di tutto rispetto, Netflix, dovrebbe assicurare per la seconda volta un bell’effetto al centro di piazza Venezia a costo zero per la cittadinan­za, come ha sottolinea­to la sindaca Virginia Raggi: un abete naturale del tipo Abies Nordmannia­na, oltre 22 metri di altezza arriva da Cittiglio (Varese), sarà illuminato con 80 mila luci led e decorato con mille addobbi tra sfere e cristalli di neve, inaugurazi­one come da tradizione - l’8 dicembre.

Un albero di Natale resta ciò che è, un simbolo storico e culturale. Certamente non risolve i problemi della città, non le restituisc­e qualità di vita. Ma può sottrarre Roma al dileggio che dovette sopportare ai tempi dell’indimentic­abile Spelacchio. Per una volta, speriamo che Roma brilli davvero, come ci ha augurato ieri Severgnini.

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