RISCATTO TRAMITE SPELACCHIO
Ieri Beppe Severgnini ha ricordato a tutti noi romani (e non solo) un punto essenziale: «Roma è l’Italia alla seconda potenza, il distintivo più brillante che sfoggiamo nel mondo». Ecco perché qualsiasi cosa accada in questa nostra amata, e disastrata, Capitale finisce in diretta sui siti di tutto il mondo. Roma è lo stemma del nostro Paese. Persino un rito secondario nella vita civile di una grande metropoli, come la collocazione dell’albero di Natale nel cuore della città, si trasforma in un appuntamento attesissimo, soprattutto dopo le due disastrose annate degli «Spelacchi» 2016 e 2017.
Quest’anno, come già nel 2018, dovrebbe andare bene. Uno sponsor di tutto rispetto, Netflix, dovrebbe assicurare per la seconda volta un bell’effetto al centro di piazza Venezia a costo zero per la cittadinanza, come ha sottolineato la sindaca Virginia Raggi: un abete naturale del tipo Abies Nordmanniana, oltre 22 metri di altezza arriva da Cittiglio (Varese), sarà illuminato con 80 mila luci led e decorato con mille addobbi tra sfere e cristalli di neve, inaugurazione come da tradizione - l’8 dicembre.
Un albero di Natale resta ciò che è, un simbolo storico e culturale. Certamente non risolve i problemi della città, non le restituisce qualità di vita. Ma può sottrarre Roma al dileggio che dovette sopportare ai tempi dell’indimenticabile Spelacchio. Per una volta, speriamo che Roma brilli davvero, come ci ha augurato ieri Severgnini.