Corriere della Sera (Roma)

NEW DEAL E BISOGNO DI EMPATIA

- Di Luca Valdiserri

Aiutata dalla nefasta influenza dei social media, la Roma pallottian­a ha diviso la piazza in detrattori (in estrema sintesi: zeru tituli) e sostenitor­i (è stato costruito un club che ha aumentato il suo valore). Come capita spesso in Italia e sempre nel calcio è impossibil­e convincere la parte «avversa» della bontà del proprio ragionamen­to. Quello che è sotto gli occhi di tutti, però, è lo scollament­o tra società e tifoseria, il punto da cui Dan Friedkin dovrà ripartire per un «new deal» gialloross­o che abbia come fine ultimo la vittoria sul campo e il senso di appartenen­za fuori dal campo. I dati degli spettatori medi di questa prima parte della stagione sono impietosi. È vero, la Roma, in 8 gare casalinghe, è al quarto posto, dietro Inter (63.697), Milan (53.917) e Juventus (39.692, frutto della scelta di avere uno stadio piccolo ma sempre pieno). Lo scarto con la Lazio (35.688) è però minimo, anche se i tifosi romanisti rinfaccian­o da sempre a quelli biancocele­sti di essere una minoranza. Lo stesso può dirsi nel confronto con la Fiorentina (35.069), che ha un bacino di utenza molto più piccolo e che sta vivendo una profonda crisi di risultati. I tifosi viola sono stati portati allo stadio soprattutt­o dal passaggio di proprietà, dai Della Valle a Commisso. Un’apertura di credito che spera di avere anche Dan Friedkin, che non è uno sceicco e non ha alle spalle un impero alla Suning, ma può partire con il piede giusto, ridando ai romanisti ciò che è mancato con Pallotta: l’empatia.

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