Friedkin, così la nuova era giallorossa
Il figlio Ryan ai vertici del club con Fienga e Petrachi confermati. Si pensa a De Rossi
Proprietà nuova e manager «vecchi». La Roma che nelle prossime ore passerà ufficialmente dalle mani di James Pallotta a un altro statunitense, il magnate texano Dan Friedkin, vedrà al vertice Ryan, figlio di Dan, al momento l’unico nuovo ingresso certo nel club. Conferme per l’a.d. Fienga, il d.s. Petrachi e i dirigenti Zubiria e De Sanctis. Già avviati contatti per far tornare a Trigoria Daniele De Rossi. Praticamente out, invece, il consulente Franco Baldini.
Proprietà nuova, manager «vecchi». Il passaggio della Roma da James Pallotta a Dan Friedkin, che sarà ufficiale nelle prossime ore, inizialmente non comporterà degli stravolgimenti nel management giallorosso. Almeno, non nelle figure principali, che in Italia hanno mandato avanti la società anche senza la presenza costante del presidente, che fin dall’inizio della sua avventura giallorossa ha sempre delegato ai manager le funzioni fondamentali «dell’azienda Roma».
L’unico nuovo ingresso che pare certo è quello di Ryan Friedkin, figlio di Dan e, sembra, vero motore dell’operazione, capace di far superare al padre i dubbi espressi all’inizio di una trattativa di cui non sembrava pienamente convinto.
Ryan è stato a Roma il mese scorso e ha seguito con il papà in prima persona tutto l’iter del passaggio: avrà un ruolo importante, ovviamente, ma non ancora definito. Per il resto, la struttura rimarrà sostanzialmente la stessa, con Guido Fienga che sarà confermato nel ruolo di Ceo e che continuerà a dirigere la società da Trigoria. Gli è stata riconosciuta la bontà del lavoro svolto in questi mesi, in cui si è trovato a dover gestire non solo problematiche finanziarie, ma anche questioni che hanno interessato i sentimenti di una tifoseria che ha visto sparire, a pochi giorni di distanza uno dall’altro, due bandiere come Francesco Totti e Daniele De Rossi. E se il primo è ormai lanciato nella sua nuova carriera da agente sportivo, il ritorno del secondo potrebbe essere un ottimo biglietto da visita per la nuova proprietà.
Tentativi, in questo senso, sono già stati fatti: a Daniele è stata offerta (di nuovo) la panchina della squadra Primavera del papà Alberto, che diventerebbe il responsabile delle fasce alte del settore giovanile (Primavera, Under 18 e 17), con Bruno Conti confermato nelle fasce inferiori fino alla scuola calcio.
Il nodo da sciogliere, però, riguarda il futuro agonistico di Daniele, che ancora non sa se (e dove, visto che con il cambio di proprietà al Boca Juniors la sua conferma non è certa) continuare a giocare o appendere gli scarpini al chiodo. Saranno confermati anche Manolo Zubiria, ora «Global sport officer», e Gianluca Petrachi, il cui operato ha convinto in pieno.
Al suo fianco rimarrà Morgan De Sanctis, cresciuto molto nel suo ruolo di braccio destro del d.s. e molto apprezzato. È già praticamente out, invece, Franco Baldini. Fuori dall’organigramma della società, è stato negli ultimi anni un consulente del presidente, per molti vera eminenza grigia della proprietà, tirato in ballo sia da Totti sia da De Rossi nei giorni dei rispettivi addii. Con Pallotta che non sarà più a capo della Roma, cadrà anche il «centro di potere di Londra», per usare un’espressione cara all’ex d.s. giallorosso Walter Sabatini. Baldini è stato un elemento di continuità della presidenza Pallotta, sempre presente (in forma ufficiale o no) dal primo giorno di proprietà americana fino ad oggi.
Come lui solo l’attuale vice presidente Mauro Baldissoni, che svolse un ruolo fondamentale nel 2011 nel passaggio da Unicredit alla cordata americana: da qualche mese è titolare unico del progetto dello stadio, un ridimensionamento che è un preludio all’addio che si consumerà nel momento in cui sarà messa una parola definitiva sulla questione Tor di Valle.
In discussione Il ruolo del vice presidente Baldissoni, una volta concluso l’iter per Tor di Valle