Bomber di sempre, spunta nome nuovo
Dante Filippi, negli Anni 20, ha segnato 65 gol ed è al nono posto della classifica laziale
Quattro partite senza segnare: Juve, Rennes, Cagliari e ancora Juve. Immobile è a secco dal 1° dicembre, quando firmò una doppietta contro l’Udinese. Nei primi 17 incontri stagionali aveva realizzato 19 gol, fermandosi solo nel derby, quando prese una traversa, e poi sui campi di Inter e Celtic, dove però era partito dalla panchina. Aspetta il 2020, Ciro, per riprendere la scalata nella all time biancoceleste, dove ha raggiunto Rocchi al 5° posto con 105 gol: prossimo obiettivo Giordano, che ne fece 108. In quella classifica, intanto, spunta fuori un nome nuovo: quello di Dante Filippi, che negli Anni 20 segnò 65 reti. Un numero uscito a sorpresa dagli archivi del sito enciclopedico LazioWiki, con cui si piazza in nona posizione: subito dietro Fulvio Bernardini, insieme al quale giocava in attacco, che di reti ne firmò 73. Due totali, quelli di Fuffo e Strofoleppe (questo era il soprannome di Filippi), che potrebbero anche essere superiori: perché a quei tempi i numeri sulle maglie non c’erano, i tabellini variavano a seconda delle fonti e in alcuni casi erano incompleti. Il 27 febbraio 1921, quando Filippi segnò il suo primo gol per il temporaneo 4-2 alla Pro Roma, la Gazzetta scrisse che il conclusivo 5-2 venne realizzato «da Filippi e Fioranti insieme, che entrano nella porta avversaria con la palla». Un mese dopo, non si conoscono i marcatori di un 2-1 contro l’US Romana. E per il 9-0 all’Audace del 17 aprile 1921 manca l’autore di un gol.
Figlio di un negoziante, il quindicenne Filippi venne notato mentre giocava a Villa Borghese da un osservatore della Lazio e fu subito tesserato. Nato il 21 agosto 1904, aveva quindi appena 16 anni e mezzo quando entrò fra i marcatori della Prima Categoria, la «serie A» dell’epoca; ne aveva 19 quando segnò l’unico gol laziale nella finale-scudetto contro il Genoa (all’andata, persa 4-1 il 15 luglio 1923) con un tiro da una decina di metri che sorprese il grande De Prà, futuro portiere della Nazionale; e anche, il 18 novembre dello stesso anno, quando firmò una cinquina in un 7-1 all’US Romana; e non ne aveva ancora compiuti 23 quando arrivò a 65 gol con una doppietta alla Reggiana, il 26 maggio 1927, la prima rete in slalom e la seconda di testa, nel girone finale di Prima Divisione che vide la Lazio tornare subito nel massimo campionato. Reduce da un brutto infortunio a un ginocchio, che l’aveva tenuto lontano dai campi per parecchi mesi, nel 192728 giocò solo due partite (e a Padova finì talmente dolorante che dovettero praticargli un’iniezione di morfina) prima di iniziare un giro d’Italia fra squadre minori, colpa di alcuni screzi con i dirigenti biancocelesti. Giocò con Pontedera, Macerata, Cagliari (suo il gol decisivo alla Salernitana per la prima storica promozione in B nel 1931 dei sardi, allenati addirittura da quell’Erbstein che morirà nel 1949 col Grande Torino a Superga), L’Aquila e Taranto. Poi fece l’impiegato dell’Esattoria e si riconciliò con l’ambiente laziale, tanto che il presidente Zenobi lo nominò consulente tecnico. Quasi un secolo dopo, il nome di Filippi può finalmente figurare nella top ten dei marcatori con (almeno) una rete in più di Garlaschelli, Klose e Pandev. Niente male.