UN 2020 DI SCELTE DECISIVE
Più che botti, sono fuochi quelli che accolgono il 2020. Piccoli incendi provocati da cittadini per «smaltire» i rifiuti che assediano da giorni molti cassonetti. Un brutto segno, dopo i tanti che si sono cumulati in questi mesi.
Che cosa ci riserverà, fuochi a parte, l’anno che arriva? Speriamo che ci porti, a beneficio di tutti, qualche miglioria: ne abbiamo bisogno. E non solo sul fronte dei rifiuti. Ma anche per il nostro vivere comune, per i nostri spostamenti urbani, per la nostra sicurezza, per il futuro dei nostri figli.
È ancora nel cuore di ognuno la tragedia di corso Francia, con le due giovanissime vite spezzate, e una terza, quella dell’investitore, destinata a sopportare per sempre le conseguenze, quantomeno morali, del suo gesto. Ma oltre alle lacrime, oltre al calore che dobbiamo a tutte le famiglie coinvolte nella tragedia, questo terribile fatto ci costringe a ripensare la qualità della nostra vita di romani. Che città abbiamo costruito? Che metropoli pensiamo di abitare? Quali regole normano le nostre giornate? E quali mancanze strutturali favoriscono, giorno dopo giorno, il calpestare di queste regole?
Se ognuno di noi fosse sindaco, tali domande non ci darebbero tregua. Ma non lo siamo. Lo è invece Virginia Raggi, una donna che ha chiesto e ottenuto la fiducia della città e da oltre tre anni la governa. Siamo certi che di fronte a tanto sconquasso, anche lei sia avvilita.
Un avvilimento che è dovuto anche alla mancanza di soluzioni realistiche, che vadano oltre la propaganda. Per cambiare davvero Roma, per restituirle speranza nel futuro, si dovrebbe possedere una straordinaria miscela di competenza e coraggio. Purtroppo, né l’una né l’altra sembrano essere le prime prerogative della giunta guidata dalla volenterosa avvocata Raggi.
Quindi eccoci tutti, sindaca compresa, alle prese con il lento disfacimento della città, senza in mano un’arma efficace per fermarlo. L’impegno profuso finora dalla compagine pentastellata non è purtroppo stato sufficiente a invertire la rotta. Anzi. Roma, la Roma dissestata di questi anni bui, è sotto gli occhi di tutti. Non ha servizi paragonabili alle altre grandi metropoli europee, né una gestione di pari ordine ed efficienza. Il vero rischio, tornando a quel che sarà il 2020, è che lentamente ci si abitui a vivere sempre più in basso. Come se i cassonetti sommersi facessero ormai parte (per rassegnazione) del nostro paesaggio urbano, al pari di opposte magnificenze che tutti conosciamo e amiamo.
Che ne sarà quindi della città? Dipende. L’anno che comincia sarà cruciale perché sarà l’anno delle scelte politiche, visto che a giugno 2021 si voterà per eleggere il nuovo sindaco. Il centrodestra di Salvini sta accarezzando da mesi l’idea di «prendersi» il Campidoglio: sembrerebbe a certuni che per compiere l’operazione manchi solo il nome del candidato sindaco, e poi - quasi per inerzia - Roma diverrà leghista. Ma le cose potrebbero non essere così semplici. Il Pd di Zingaretti, alle ultime consultazioni, è tornato a essere il primo partito in città, anche se finora non ha espresso un nome intorno al quale costruire un progetto per il Campidoglio. A quale esponente della società civile vorranno pensare?
Infine i Cinquestelle. Indicheranno un nome nuovo? Oppure verrà candidata, come bandiera, la sindaca uscente, sapendo di non arrivare probabilmente neanche al ballottaggio? Se sul fronte del centrodestra le cose sembrano più chiare (nome cercasi), per Pd e M5S tutto per ora appare invece nebbioso. Un’ipotesi azzardata a cui pensano alcuni è che entrambi (oggi partner di governo nazionale) indichino due candidati della «società civile» reciprocamente graditi. L’obiettivo sarebbe quello di portare uno dei due al ballottaggio contro il candidato salviniano, e al secondo turno provare a fare fronte comune. Sarà così? Molto presto per dirlo. Ma il 2020, potete starne certi, sarà l’anno in cui capiremo che futuro avrà Roma. Sereno o turbolento? Nell’incertezza, allacciate le cinture.