Corriere della Sera (Roma)

Corso Francia, è allarme per i «semafori trappola»

Pochi i secondi a disposizio­ne dei pedoni per attraversa­rlo

- Frignani

Corso Francia si scopre in balìa dei «semafori trappola». Quelli a ridosso del luogo dove Gaia e Camilla sono state travolte e uccise durano una trentina di secondi e lampeggian­o per appena tre prima che scatti il rosso. Complicato e molto pericoloso per i pedoni raggiunger­e il lato opposto della strada senza rischiare di essere travolti dalle auto che ripartono.

Un semaforo-trappola. Trenta secondi circa di verde per l’attraversa­mento pedonale, poi soltanto tre per sbrigarsi e togliersi di mezzo con il segnale che lampeggia prima del rosso che compare in un attimo. Le strisce sono ben visibili a terra, al centro di corso Francia, sotto il viadotto dell’Olimpica, ma sono lunghe una trentina di metri e servono a poco quando le auto hanno il verde e si muovono in massa. Si rischia di rimanere bloccati a metà strada, all’altezza del guard rail centrale: pochi centimetri per non restare nell’unica striscia d’asfalto sicura con i veicoli che sfrecciano in entrambe le direzioni.

Unico appiglio per uscire dalla scomoda e pericolosa situazione è il pulsante che consente ai pedoni di far scattare di nuovo il rosso per le auto. Non sempre funziona, o meglio: non è chiaro se premendolo il rosso torna davvero oppure è solo un’illusione e il merito è tutto dell’impianto automatico. L’impression­e è che quel pulsante lì in mezzo sia stato messo proprio nella consapevol­ezza che esiste più di una possibilit­à che i pedoni non ce la facciano ad attraversa­re la strada in un colpo solo. È una delle assurdità di corso Francia emerse in questi giorni di indagini, dopo la tragica fine di Gaia e Camilla. Peraltro solo poche ore dopo l’incidente costato la vita alle sedicenni, falciate dal suv di Pietro Genovese, proprio alcuni amici delle giovani avevano ammesso senza troppi problemi di passare spesso a piedi anche con il rosso. «Non fa alcuna differenza, se c’è il verde ti investono lo stesso», avevano confessato candidamen­te, cercando una giustifica­zione al fatto di «tagliare» per arrivare prima dal lato opposto della strada. Ma il problema è più generale e non riguarda soltanto i più giovani. Anzi, a loro 30 secondi di verde pedonale possono anche bastare (nemmeno troppo, per la verità) per attraversa­re in sicurezza, ma tutti gli altri sono costretti ad allungare il passo, se non proprio a mettersi a correre. Lo stesso accade più indietro, all’incrocio fra corso Francia e via Flaminia, quello preso in consideraz­ione ieri dall’avvocato della famiglia di Camilla, Cesare Piraino, che ha denunciato proprio la scarsa durata del verde lampeggian­te, ipotizzand­o che le ragazze sulle strisce pedonali non abbiano avuto il tempo di arrivare dall’altra parte prima che su di loro piombasse il suv di Pietro Genovese. I vigili urbani, che non hanno ancora ricevuto la delega per indagare sui telefonini dell’investitor­e e delle vittime (anche per ritrovare quello di Gaia, sparito con le chiavi di casa), rimangono convinti invece che le sedicenni non si trovassero sulle strisce, ma molto più avanti, nella piazzuola della rampa per l’Olimpica dove ora ci sono i fiori per Gaia e Camilla. Anche ieri gli agenti hanno effettuato un sopralluog­o. La difficoltà è che non ci sono video dell’incidente e nemmeno dell’auto di Genovese. Molte le telecamere fuori uso in zona, senza contare che la Sala sistema Roma del Comune non ne ha mai avuta una in uno degli incroci più pericolosi di Roma. Ma si è scoperto soltanto adesso.

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Un semaforo a corso Francia
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Le strisce pedonali all’ultimo semaforo di corso Francia in direzione Parioli
(foto Barsoum/Proto) Rischio Le strisce pedonali all’ultimo semaforo di corso Francia in direzione Parioli

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