Corriere della Sera (Roma)

Locali cinesi deserti, è psicosi da virus

I ristorator­i: «Da noi solo prodotti italiani»

- Giuseppe Cucinotta Sabina D’Oro

Prenotazio­ni cancellate ed esercizi commercial­i che regi- strano drastici cali d’incassi: il coronaviru­s ha scatenato una psicosi collettiva legata al- l’emergenza sanitaria. Una condizione che coinvolge ristoranti e negozi cinesi. A lanciare l’allarme per la situazione è Sonia Zhou, titolare di «Hang Zhou da Sonia» in via Principe Eugenio, il più importante ristorante cinese d’Italia, segnalato dal Gambero Rosso. «Da noi solo prodotti italiani e tracciabil­i».

Prenotazio­ni cancellate ed esercizi commercial­i che registrano drastici cali: il coronaviru­s ha scatenato una psicosi collettiva legata all’emergenza sanitaria che ha mobilitato il mondo. Una condizione che coinvolge ristoranti e negozi cinesi che vedono una decisa riduzione di ordini e prenotazio­ni. A lanciare i primi segnali di questo clima è Sonia Zhou, titolare di «Hang Zhou da Sonia» in via Principe Eugenio, il più importante ristorante cinese d’Italia, segnalato dal Gambero Rosso. «L’effetto sulla nostra attività è stato enorme – spiega -. In questi anni il mio locale è sempre stato pieno. Dalla diffusione delle prime notizie abbiamo subito un crollo delle presenze e ripetute cancellazi­oni». Un impatto che ha coinvolto anche le celebrazio­ni del Canelle podanno cinese a Roma, come spiega Lin Yifan, titolare del ristorante Ginza di via Emanuele Filiberto: «Abbiamo deciso di rinviare l’evento: pensiamo non sia giusto festeggiar­e mentre una parte del nostro popolo soffre».

La psicosi, però, secondo le due ristoratri­ci non è giustifica­ta. «Tutti i nostri fornitori sono italiani - continua Sonia -, ogni nostro prodotto è pienamente tracciabil­e». Il dilagare del coronaviru­s rischia di colpire non soltanto gli imprendito­ri cinesi, ma potrebbe avere effetti negativi anche sull’economia del nostro Paese. «Questa condizione ci penalizza – spiega Lin Yifan -, ma la situazione inizia a essere difficile anche per i nostri fornitori italiani». Le due imprenditr­ici ribadiscon­o piena fiducia nel governo cinese e

contromisu­re adottate. «Un’intera città di 9 milioni di abitanti è stata messa in quarantena con la chiusura di aeroporti, stazioni e autostrade per non consentire la diffusione del virus – prosegue Lin Yifan -. Stanno facendo tutto il necessario per evitare conseguenz­e

più importanti delle poche migliaia di persone che sono risultate positive. Una percentual­e ridicola rispetto all’intera popolazion­e cinese».

Oltre all’impatto economico, gli esercenti cinesi temono anche le fake news che potrebbero creare effetti devastanti anche a livello sociale. «Spesso viene definito “virus cinese” e in questo modo si crea un’associazio­ne sbagliata perché moltissimi collegano la nostra popolazion­e a un pericolo», commenta Sonia. Un concetto ribadito anche da Lin Yifan: «Vivo qui da più di 30 anni e mi sento più italiana che cinese. Quando sono venuta a conoscenza dei primi atti di razzismo contro alcuni cinesi mi sono vergognata molto. Spero che tutti riescano a capire come il mondo sia un unico Paese, senza distinzion­i, e che questo coronaviru­s non è “cinese” ma un problema globale a cui la Cina sta rispondend­o con forza e prontezza».

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Sonia Zhou, titolare di un famoso ristorante all’Esquilino (Carconi/Ansa)
Chef Sonia Zhou, titolare di un famoso ristorante all’Esquilino (Carconi/Ansa)

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