Ostia, tra malati e infermieri: «Anche io chiederei un favore...»
Tensione e nervosismo dopo il caso delle analisi gratis al Grassi
In fila al Cup Un anziano: «Non funziona così anche in altre Asl? Ma fa rabbia sapere che qualcuno ti passi avanti» Il medico «Qui si cerca di agevolare i pazienti. Se però un collega ha favorito un amico, ha sbagliato»
«Se si trova la strada giusta, ogni persona è corruttibile»: il motto popolare riassume bene il clima di rassegnazione tra i pazienti in coda all’ospedale Grassi. Pochi si stupiscono per l’inchiesta che ha travolto la struttura sanitaria di Ostia e che vede oltre cento persone, tra medici e infermieri, indagate per truffa allo Stato.
«Se conoscessi qualcuno, forse anche io chiederei un favore», sottolinea Antonella Pia, in attesa di una visita cardiologica con il marito: è lei a ricordare l’antico proverbio per descrivere le reazioni della cittadinanza al giro di favori, file saltate e ticket ignorati, messo in piedi dal personale dell’unico nosocomio di tutto il litorale capitolino. Il bacino di utenza conta quasi 500 mila persone, non solo dal X Municipio, ma anche dal vicino Comune di Fiumicino o da Torvaianica. Tra i residenti in coda per le prenotazioni al
Cup, il Centro unico prenotazioni di via Passeroni, c’è chi è molto arrabbiato come il signor Roberto P., «è un’ingiustizia – ricorda - un vero scandalo che colpisce chi è malato», ma c’è anche chi tollera o cerca di comprendere i motivi del raggiro. «Sarà un abuso, ma la vergogna vera sono i costi della sanità - fa notare Teresa, impiegata di Acilia -. Certo fa rabbia pensare che qualcuno ti passi avanti o non paghi come tutti noi, ma capisco chi approfitta delle amicizie», gli fa eco un anziano che deve prenotare un’ecografia. Dalla fila che riempie l’atrio al piano terra dell’ospedale raccontano che «bisogna alzarsi all’alba per riuscire a prendere il numeretto prima che le attese diventino chilometriche». «Ma perché non funziona così anche in altri ospedali?», è la risposta più diffusa dei cittadini, ricette tra le mani e sguardo agli sportelli.
Tra le sale e i corridoi del Grassi, la tensione tra i dipendenti è alta e pesanti i timori per il futuro del complesso. «Ma quale truffa, qui si cerca di agevolare i pazienti. Se poi qualche collega ha fatto favori ai parenti è sicuramente un comportamento errato», spiegano le infermiere attraverso il vetro degli uffici. «È assurdo, perché si sono trasformate quelle che dovevano essere sanzioni amministrative in reati penali – commenta Giuseppe Conforzi, coordinatore Uil Fpl –. Si stanno criminalizzando tutti i dipendenti, ma in molti casi si tratta di errori di procedura. La magistratura saprà fare chiarezza». I sindacati segnalano anche come, dall’avvio dell’inchiesta, «il sistema di sicurezza non sia stato modificato, accedere ai desk prenotazioni con le password già aperte ad esempio può succedere». «Il personale è già in allarme da mesi, per il possibile trasferimento del laboratorio analisi dal Grassi al Sant’Eugenio – sottolinea Conforzi –. A Ostia resterebbero solo i prelievi, un depotenziamento grave per quello che è un gioiello dell’ospedale».