Il monumento a Romolo
Fondò Roma, ma forse non ebbe mai un luogo di sepoltura. Romolo, secondo autori antichi, fu ucciso dai senatori e il suo corpo smembrato e disperso (Plutarco, Romolo, 27,6). Oppure ascese al cielo e diventò un Dio (Livio e Plutarco). Ma lui e la sua leggenda mai furono dimenticate, così ora riemerge dagli scavi sotto la Curia-Comitium un’eccezionale scoperta che lo riguarda.
Un monumento funebre, un cenotafio, dedicato a lui, al padre della città eterna, nello stesso luogo in cui Varrone, riportato da Orazio (Epodi, XVI), colloca il luogo di sepoltura di Romolo, dietro i «Rostra», ovvero le tribune del Comizio da cui parlavano i magistrati romani che si trovavano proprio accanto al monumento ritrovato.
L’annuncio della scoperta arriva all’interno della Curia
Iulia nel Foro Romano, sede del Senato dell’antica Roma, che si trova proprio sopra gli ambienti ipogei nascosti sotto una scala ricostruita negli anni 30 dello scorso secolo.
Il sarcofago è stato scavato nel tufo del Campidoglio, è una struttura rettangolare in tufo, lunga 1,4 metri, larga 70 centimetri e alta 77, risalirebbe - secondo gli archeologi del Parco del Colosseo - al VI secolo avanti Cristo, due secoli dopo dunque l’epoca in cui visse Romolo. Accanto al cenotafio, anche un elemento circolare, forse la base di un altare.
A convincere dell’importanza del ritrovamento è la collocazione: in un vano subito sotto il centro del grande portale che affaccia sui Fori della Curia Iulia e in asse con il Lapis niger, la pietra nera indicata come luogo funesto perché associato alla morte del fondatore di Roma o di Faustolo, padre dei gemelli Romolo e Remo.
«Un luogo simbolico, fulcro della vita politica e amministrativa della città - dice Alfonsina Russo, direttrice del parco Archeologico - Il rinvenimento è avvenuto nel corso dei lavori di restauro del complesso della Curia-Comizio, guidati dall’architetto Maria Grazia Filetici, ma non è stato casuale».
È di circa un anno fa l’intuizione dell’ archeologa Patrizia Fortini, che ha condotto gli scavi. E nasce dallo studio della rivista «Notizie degli scavi dell’antichità», pubblicata nel 1900 da Giacomo Boni, il grande archeologo al quale si devono le più importanti scoperte del Foro romano. Proprio in questo testo Boni parlava del ritrovamento, limitandosi a descrivere minuziosamente la vasca di tufo e quello che era al suo interno «aveva trovato il monumento, ma non lo aveva interpretato in questo modo», spiega Russo.
Tra due anni circa i visitatori del Parco Archeologico del Colosseo potranno vedere il luogo dove gli antichi onoravano la memoria di Romolo. «Lo scavo archeologico riprenderà alla fine di aprile e promette ancora interessanti novità, sopratutto nella parete dietro la vasca», conclude il direttore del Parco Archeologico del Colosseo.