Corriere della Sera (Roma)

La «mano di Cicerone» e il dito verso il cielo a metà di via dei Cerchi

- di Paolo Fallai

Siamo passati tutti un milione di volte da via dei Cerchi, avendo a sinistra il Circo Massimo e a destra la maestà delle vestigia imperiali del Palatino. Poco prima di incrociare via di San Teodoro, a destra, appare una facciata barocca che non c’entra niente, con la sommità rialzata ai lati, e al centro una mano col dito indice puntato verso il cielo. Costruita nel Seicento quella facciata doveva coprire un casale degli Orti Farnesiani. Quella decorazion­e, chiamata la «mano di Cicerone», oggi è di stucco, ma forse è la testimonia­nza di una mano ancora più grande, di marmo, parte di una delle statue colossali che ornavano la Roma imperiale. Una ulteriore testimonia­nza è la memoria di una chiesetta chiamata «S.Maria de manu» o «S.Maria dei Cerchi», che si trovava poco distante, sconsacrat­a e ridotta a bottega di maniscalco, abbattuta nel 1939 quando la via venne asfaltata e ampliata. Leggenda vuole che la mano ornasse la facciata della Chiesa e che in pieno Rinascimen­to nel linguaggio popolare quel dito indicasse il prezzo del vino, ovvero «un bajocco a fojetta», cioè un soldo ogni mezzo litro. Se avesse indicato la strada, voluta da Sisto V, forse per lo spostament­o degli obelischi del Circo Massimo, nelle piazze del Popolo e San Giovanni, avrebbe raccontato altre storie. Dalla storpiatur­a del nome, via del Circo Massimo, a via del Cerchio e infine via dei Cerchi. All’orrore delle esecuzioni capitali che vi si svolgevano: qui, su ordine di Pio IX, il 24 novembre 1868, scese per l’ultima volta la ghigliotti­na pontificia sulle teste dei patrioti risorgimen­tali Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti.

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La mano di Cicerone Foto Claudio Guaitoli

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