RIPENSARE IL LAVORO
Itimori legati alla diffusione del coronavirus hanno rilanciato lo smart working. Si tratta di una modalità di lavoro regolata per legge nel 2017, che permette di fare il proprio mestiere da casa, via computer e smartphone, senza i tradizionali vincoli di luogo e di orario. In una situazione di emergenza, con gli spostamenti e gli accessi limitati, può rivelarsi uno strumento utile? La domanda è particolarmente appropriata per Roma, dove abbondano gli uffici, pubblici e privati, che sono i luoghi adatti al telelavoro. E proprio nella Capitale sono in corso esperienze interessanti come – per fare solo due esempi - il progetto Be Mef Be Smart del ministero dell’Economia e il programma Lavoro Agile in via di estensione in Tim.
Come spesso accade in Italia, la discussione tende però a radicalizzarsi in tesi contrapposte, che non entrano quasi mai nel merito dei problemi e delle opportunità. Da una parte ecco schierati i fan, che vedono nelle innovazioni tecnologiche un fatto sempre e comunque positivo, e dall’altra, ugualmente perentori, i critici, sostenitori della tesi che solo la densità, la vicinanza delle persone, la concentrazione delle risorse materiali e umane possono garantire il meglio.
Alcune aziende praticano le nuove modalità organizzative e hanno raggiunto gli accordi sindacali che le regolano, mentre altre organizzazioni non le hanno mai utilizzate. Per questo il governo, sull’onda dell’emergenza, ha varato un decreto che rende possibile lo smart working anche quando non c’è un accordo preesistente.
Le migliori esperienze in corso ci danno due lezioni: la prima è che, se gestito bene, il telelavoro può aumentare la produttività e ridurre i costi della mobilità urbana. Entrambi questi effetti lo rendono particolarmente adatto a Roma, che ha bisogno sia di aumentare la produttività degli uffici che di ridurre il traffico in città. Ma è soprattutto la seconda lezione quella che conta. Nelle esperienze di successo si è colta l’opportunità delle nuove tecnologie per ripensare l’organizzazione degli uffici. Un nuovo modo di lavorare e di fornire il servizio che ha ridimensionato le procedure gerarchicoburocratiche e messo in primo piano il raggiungimento dei risultati e la soddisfazione del cittadino o del cliente. Senza dimenticare che le riorganizzazioni migliori sono state portate a termine con un forte coinvolgimento dei dipendenti, perché nessun working è veramente smart se ognuno non si assume la responsabilità di mantenere gli impegni che si è preso. Quale che sia il suo grado nella scala gerarchica.