Più controlli a Villa Borghese. Ma la gente non c’è
Tra divieti e maltempo parco quasi deserto. Un musicista suona e canta «Roma Capoccia»
All’indomani della chiusura dei parchi cittadini l’ingresso a Villa Borghese da via Pinciana, quello principale in piazza Enrico Sienkiewicz e i due successivi risalendo verso viale del Muro Torto sono spalancati. Ma il più grande polmone verde di Roma gode di un regime particolare, non essendo recintato. Le pattuglie di vigili, carabinieri e polizia lo attraversano tanto numerose, quanto inoperose.
Bagnato da una pioggerillina impercettibile viale Marcello Mastroianni ha le panchine occupate, ma nel rispetto delle regole. Un clochard da solo con i suoi cartoni, una mamma con la figlia in bici, una coppia con il passeggino. Per trovare quattro persone tutte assieme bisogna arrivare al parco giochi di via Goethe, dove una famiglia spagnola (mamma, papà e due ragazzini) sta andando via con i palloni. Viale della Casina di Raffaello è deserta e due cornacchie si inseguono sul prato della pineta solitamente territorio di pic-nic e caotiche partite a calcio. Su viale dei Pupazzi lo sterco lasciato dai cavalli (della polizia, più che delle botticelle data la mancanza di clienti) è l’unica traccia del passaggio umano.
L’assenza di persone ha cambiato i comportamenti delle specie aviarie che animano la villa. I piccioni passeggiano sereni senza bambini che li inseguono, tre parrocchetti verdi e ben in carne si spingono fino al suolo per beccare qualcosa. Una Panda dei vigili con il lampeggiante accesso, ma senza sonoro, attraversa viale Pietro Canonica. Piazza di Siena è sorvolata da un gabbiano che fa sentire incontrastata la sua voce, mentre una donna dai capelli arruffati beve la sua Peroni da 66 centilitri e forse si sente (ancora) un po’ più sola.
Una Lancia Y della polizia si avvicina a due uomini che fanno stretching ma non ha obiezioni da sollevare: sono a due metri l’uno dall’altro. A largo Acqua Felix il silenzio è così totale che si può apprezzare l’ansimare in salita di un runner. E questo rende (ancora) meno spiegabile il tono al telefono di una donna che, piumino smanicato, ombrellino azzurro, si vanta della sua sfida ai divieti (non avendoli compresi): «Sto a cammina’ pe’ c... mia, che stai a dI’? ... te dico che no, nun me fermano». Sull’asfalto c’è un mazzolino di margherite appena colte e lasciate lì a gioco finito. Il chiosco all angolo di via delle Magnolie espone un menù che non verrà preparato. I cancelli che portano al laghetto sono tutti chiusi.
Sulla terrazza del Pincio presidiata da un’auto dei carabinieri un ragazzo suona la sua chitarra: «Faccio il musicista di strada, vivevo a Nizza ma sono tornato qui per l’emergenza». Dice di avere un repertorio hard rock, ma canta Roma Capoccia davanti a un panorama struggente, anche a pensare a quando era abitato: «Quanto sei bella Roma, quando piove...Oggi me sembra che er tempo se sia fermato qui».