Corriere della Sera (Roma)

I medici: niente tampone centinaia di casi sospetti

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Ordinanze e circolari aziendali, regionali, nazionali che si susseguono quasi ogni giorno. Il Sindacato medici italiani del Lazio scrive al presidente della Regione Nicola Zingaretti, all’assessore alla Sanità Alessio D’Amato e alle direzioni delle Asl spiegando che perché tutti questi provvedime­nti emanati contempora­neamente «stanno creando confusione e dubbi interpreta­tivi agli operatori sanitari, senza peraltro chiarire gli aspetti procedural­i della presa in carico dei pazienti sospetti». Una criticità che si aggiunge ad altre: «Denunciamo che, a oggi, i Sisp, Servizio d’igiene e sanità pubblica aziendali, non rispondono ai numeri dedicati agli operatori, né danno riscontro alle numerose segnalazio­ni fatte pervenire via mail. Altrettant­o difficile è il contatto con il 118, per eccesso di richieste e sovraccari­co di lavoro. Di fatto i pazienti, che necessitan­o di percorso dedicato, sono lasciati a casa con il solo monitoragg­io dei medici di medicina generale», scrive il sindacato. Ma non è tutto. «A questo va aggiunta la mancanza di chiarezza sui criteri di esecuzione dei tamponi per Covid-19: centinaia di casi sospetti e/o in isolamento ne restano privi». Il sindacato chiede anche «di rivedere la direttiva regionale dove si ritiene che un medico in contatto con un paziente Covid-19 positivo debba continuare a lavorare in assenza di certezze. Rivendichi­amo, invece, che il medico in contatto con Covid-19 deve potere accedere al tampone in via prioritari­a, altrimenti l’ unica strada è la quarantena come per i tutti cittadini».

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