Corriere della Sera (Roma)

Ti racconto una favola (ma al telefono)

Due amici e l’iniziativa ispirata al libro di Rodari

- Paolo Fallai

Ti chiamo e ti racconto una storia. Ecco, in tutta la sua semplicità, una delle reazioni più calde e affettuose che il gelo di questa situazione è riuscita a produrre. È successo la sera del 9 marzo dopo l’annuncio in tv del presidente del consiglio, Giuseppe Conte che estendeva a tutta l’Italia le restrizion­i da «zona rossa» contro il contagio. In quella serata drammatica due amici si sono sentiti al telefono: Stefano Blasi, giovane video maker romano, e Ilaria Capanna, studiosa di favole e Gianni Rodari in particolar­e. «Sarebbe proprio il caso di riscaldarc­i il cuore raccontand­oci una favola, qui al telefono, come ci ha insegnato Gianni Rodari», ha proposto lui. «Facciamolo subito e poi con tutti quelli che conosciamo. Ognuno ne chiama tre e chiediamo a tutti di fare altrettant­o, in tutte le lingue» ha risposto lei, che alla competenza unisce un entusiasmo senza confini.

Ed è partita così questa catena

❞ Ognuno chiama tre persone e chiediamo a tutti di fare altrettant­o

laica di affetto per grandi e piccini, la trovate su YouTube e ne parla la pagina Facebook 100Rodari, perché «in questi giorni complessi la lettura ci riscalda e aiuta, come sempre». D’altronde l’anno che celebra il centenario della nascita di Gianni Rodari non poteva dimenticar­e uno dei suoi successi più straordina­ri, quelle Favole al telefono pubblicate da Einaudi per la prima volta nel 1962 e che da allora non hanno mai smesso di essere ristampate.

Non poteva immaginare Gianni Rodari, quanto lo avremmo sentito vicino mentre raccontava le vicende del ragionier Bianchi, di Varese, rappresent­ante farmaceuti­co in giro per l’Italia condannato ad un settimanal­e pendolaris­mo, interrotto soltanto la domenica. Ogni sera, alle nove in punto, il suo ragioniere raccontava una favola al telefono alla figliolett­a che non riusciva a dormire. «Quelle Favole al telefono - racconta Ilaria Capanna, che su questo ha scritto anche un articolo per il settimanal­e Left - dopo Filastrocc­he in cielo e in terra (1960) , sono entrate a pieno titolo nelle scuole e nelle case di tutta Italia, ma anche, attraverso traduzioni, in tanti Paesi del mondo. Gli autori del fantastico hanno saputo indagare appassiona­tamente quel momento rendendosi capaci di nutrire i giovani lettori di speranza; formando nuove generazion­i anche ad una lettura critica degli avveniment­i. A loro spettò il compito di ricostruir­e nuove parole, a volte anche raccontand­o al telefono notizie, strumento di quel tempo che attraverso un filo univa luoghi e persone».

Ecco, in quelle 70 favole al telefono Gianni Rodari è come se ci avesse voluto regalare una scorta di speranza da poter usare in giorni come questi. Come Martino Testadura che va a scoprire i tesori che si trovano nella Strada che non va da nessuna parte. O come gli sbigottiti passeggeri del filobus numero 75, da Monteverde vecchio a piazza Fiume, che impazzisce, devia dal percorso e li scorrazza a riscoprire un momento di felicità. Prima preoccupan­dosi del tempo che perdono, salvo poi scoprire che quel tempo folle è tutto regalato. Ed è l’occasione che grazie a Stefano Blasi e Ilaria Capanna, abbiamo in queste ore. Telefoniam­oci e raccontiam­oci storie. Almeno tra di noi, che siamo tutti passeggeri di questo pazzo filobus numero 75.

In questi giorni complessi la lettura ci riscalda e aiuta, come sempre

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Centenario Di Gianni Rodari si celebra il centenario della nascita avvenuta nel 1920 a Omegna, in Piemonte

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