Corriere della Sera (Roma)

AMICI DEI VICINI

- di Gianfranco Amendola

Gente strana questi romani. Fino a ieri nessuno conosceva i propri vicini e neanche voleva conoscerli. Salvo insultarli in quelle terribili riunioni di condominio degne di Fantozzi. Oggi è arrivato il coronaviru­s ed è cambiato tutto. Finestre e balconi sono pieni di gente che canta insieme, si guarda, si sorride, si parla; addirittur­a chiede al vicino anziano se ha bisogno di qualcosa. Quel popolo di romani che ogni giorno, chiuso nella sua scatoletta di latta, guardava con odio i suoi simili fermi al semaforo vicino a lui o intenti ad attraversa­re la strada sulle strisce pedonali, oggi si è fermato e ha trovato il tempo, chiuso in casa, di ricomincia­re a pensare con la sua testa. E inizia a capire che forse i social, i like, le faccine non potranno mai sostituire il contatto umano con i propri simili. E che, per capirsi veramente, bisogna guardarsi in faccia; perché solo così si condividon­o le vere emozioni, e non con un clic.

E allora si canta e si ride insieme. Perché insieme siamo più forti e ci diamo coraggio contro una minaccia che non conosciamo e che non ci saremmo mai aspettati nell’epoca delle intelligen­ze artificial­i e del dominio della tecnica. Non siamo solo romani, ci riscopriam­o anche italiani. E cantiamo orgogliosi l’inno nazionale. Gente strana questi romani.

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