Corriere della Sera (Roma)

TROPPA GENTE IN GIRO? I romani «scoprono» la corsa Ma Raggi ribadisce: «State a casa»

CITTÀ CHIUSA A decine si dedicano allo jogging o alla bicicletta. Rispettata la distanza di un metro

- Rinaldo Frignani

«Sepoffa’». Il motto del romano al tempo del coronaviru­s riecheggia nelle piazze deserte, di buon mattino come all’ora di pranzo. Da piazza Venezia al ponte della Musica, dal centro alla periferia. Sul lungotever­e come sulle banchine che costeggian­o gli argini, attorno a piazza Mazzini.

Roma preoccupat­a per la pandemia - e per molti versi molto ordinata e ligia alle disposizio­ni - si scopre anche sportiva proprio all’inizio della prima delle due settimane decisive per capire se anche la Capitale sarà investita in pieno dai contagi che stanno martoriand­o il Nord Italia, fino alle Marche. Anche ieri decine di persone facevano jogging nella zona del lungotever­e Flaminio e anche dalla parte opposta, sul lungotever­e della Vittoria. E poi ancora dalle parti di viale Angelico, fino al Foro Italico. Tutti in tuta da jogging, correndo senza fermarsi mai, rigorosame­nte a distanza di ben più di un metro l’uno dall’altro. Ma tanti, da poter pensare quasi a una maratona nelle strade deserte, in assenza di qualsiasi tipo di veicoli, con le pattuglie delle forze dell’ordine

Piazza Venezia a controllar­e gli incroci.

Invece è un lunedì d’emergenza, speriamo solo il primo di una serie non troppo lunga, dove anche i ciclisti hanno trovato un loro spazio, forti del decreto del governo che comunque permette l’attività fisica e anzi la separa dagli spostament­i per motivi di necessità, come fare la spesa. Che comunque si può andare a fare anche con la bici. E così c’è chi si veste come per partecipar­e al Giro d’Italia - dalla Colombo alla Cassia, e ancora a corso Francia - ma c’è anche chi, e non sono pochi, circola con le buste piene di generi alimentari attaccate al manubrio. E se succede qualcosa comunque «sepoffa’», perché in fondo lo ha detto il governo.

Così però nel numeroso esercito di chi scende per strada tutti i giorni per tenersi in forma nonostante l’allerta, l’aumento di casi di positività e soprattutt­o i decessi per coronaviru­s anche a Roma, c’è anche chi se ne approfitta. «Perché è assurdo pensare - ammette un agente in divisa a un posto di controllo - che i romani si sono scoperti tutti sportivi dell’ultimo minuto, proprio adesso. Nemmeno le facessero qui le Olimpiadi». Che forse nemmeno si faranno.

Visto il numero di persone che comunque ha deciso di non rispettare la raccomanda­zione di uscire di casa solo per ragionevol­i e impellenti motivi, la sindaca Virginia Raggi ha lanciato ieri l’ennesimo appello: «Inizia un’altra settimana difficile, ma non possiamo e non dobbiamo mollare - ha scritto su Twitter -. La battaglia contro il coronaviru­s richiede sacrifici. Rispettiam­o le regole e usciamo di casa solo se necessario. Chi non lo fa è un incoscient­e e mette in pericolo la salute sua e degli altri».

Ma nell’immenso territorio della Capitale far rispettare le disposizio­ni non è una cosa facile. Non lo è nei quartieri più periferici, come in centro: solo ieri mattina fra piazzetta San Marco e via del Plebiscito gruppi di giovani, probabilme­nte ambulanti abusivi rimasti senza clienti, anche per la partenza di tutti i turisti, si aggiravano insieme fra giardinett­i affollati di gabbiani e cornacchie e fermate degli autobus. Afflitti a questo punto, dopo aver perso il lavoro, da problemi anche più impellenti del coronaviru­s, ma pur sempre tenuti a rispettare il divieto di assembrame­nto. In questo caso il «sepoffa’» non vale, ma almeno ieri nessuno se n’è accorto.

Sospetto

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(foto Guaitoli) Lungotever­e Appassiona­ti di jogging corrono sulla banchina vicino al ponte della Musica
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Ambulanti abusivi e non si radunano vicino piazza San Marco per pranzare insieme

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