UN «GIOCO» PER ESSERE PIÙ SICURI
Eravamo indecisi se considerarli giochi tecnologici per i ragazzi più smart oppure armi pericolose in mano ai guerrafondai in Siria. Come sempre la verità stava più nel mezzo: i droni sono quello che vogliamo che siano. Possono aiutarci in un momento non facile a monitorare gli spostamenti, il traffico, le persone. E sicuramente sono da preferirsi, proprio in virtù dei loro inanimati algoritmi, al controllo sociale incrociato, che rischia di sfociare facilmente in una delatoria caccia alle streghe. Certo, c’è il diritto alla privacy. Nessuno lo nega. Tutti la vogliamo, tutti la invochiamo. Ma forse proprio questa prova di forza della società contro la faccia brutale della natura (virus viene dalla parola latina virus, veleno) ci insegnerà che la tecnologia è un costante, difficile esercizio di equilibrismo tra diritti individuali come la libertà e diritti collettivi come la sicurezza. Nel metodo montessoriano si insegna che l’individuo è al centro fino a quando non arreca danno agli altri. Dunque se c’è un caso pacifico in cui usare la tecnologia per tracciare chi pensa di essere più furbo è proprio il Sars-cov-2. Prima lo faremo e prima potremo tornare a rispettare la privacy di tutti.