Allarme Acer «Fermo l’82% dei cantieri»
Fermo oltre l’82 per cento dei cantieri. A fare una ricognizione, seguendo le indicazioni del ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli, è stata l’Acer, l’associazione dei costruttori romani.
I numeri dicono anche che il 13 o 14% dei lavori faticano ad andare avanti, mentre solo il 4 o 5% sono in attività senza avere pesanti problemi. Fermi i lavori privati, secondo quanto stabilito dal decreto di Conte, di fatto solo opere pubbliche, come la Metro C, la galleria Giovanni XXIII, l’Aurelia e i lavori emergenziali quali quelli dell’Acea, dell’Enel o dell’Italgas che, nel rispetto del contenimento dei rischi, devono poter lavorare. «La nostra è una categoria che da dieci anni ha subito una crisi inarrestabile», afferma il presidente dell’Acer Nicolò Rebecchini.
«Oggi sulla base delle nostre stime su 36.000 addetti del territorio, il Covid 19 ne blocca a casa circa 30.000 con una perdita di produzione di circa 180 milioni mese. Vogliamo portare avanti i cantieri ma lo dobbiamo fare nel rispetto degli indirizzi che ci sono stati dati – continua Rebecchini - quindi ben vengano quelli che, d’intesa con le amministrazioni e gli enti appaltanti, possono restare in attività o possono aprire nel rispetto dei principi indicati nel protocollo sulle norme di sicurezza». Ma aggiunge: «Ove non fosse possibile garantire la salubrità dei luoghi, dei locali collettivi, ove mancassero gli approvvigionamenti, dobbiamo poter sospendere le lavorazioni senza rischiare penali. Il Governo adesso deve normare questo aspetto, non lasciarlo alla discrezionalità della stazione appaltante».
Fra le opere pubbliche che potrebbero iniziare in questo periodo senza traffico di automobili, Rebecchini vede la manutenzione delle strade, almeno di quelle più importanti, con l’avvio dei lavori di piazza Venezia e via IV Novembre, che l’amministrazione capitolina ha detto di voler iniziare, oltre alla Via del Mare.
E il presidente dei costruttori lancia un monito: «Bisogna uscire dall’indeterminatezza che ha caratterizzato gli ultimi dieci anni: il sistema ha bisogno di programmare e pianificare, di confronti quotidiani con la pubblica amministrazione, parti sociali, sistema finanziario. Non possiamo pensare di tornare al vecchio “tran tran” fatto di giustizialismo e burocrazia. Sono necessarie regole di sicura interpretazione. E in quest’ottica governo, regioni e i comuni si attivino affinché le ingenti risorse che arriveranno nel settore delle costruzioni, in particolare sulle infrastrutture, atterrino repentinamente sul territorio con l’apertura di cantieri. E, ove già stanziati i fondi, si avviino quanto prima i bandi di gara affinché, finita l’emergenza, si aprano le attività per nuove opere».