«Visito i malati a casa, anziani non usano pc»
Benigni, medico di Capena: gli ospizi sono polveriere, c’è rischio contagi di massa
«Mi è capitato in questi giorni di visitare diversi miei pazienti, anziani tra i 70 e gli 80 anni, a casa loro: potrebbero essere positivi, senza sintomi. Ma che devo fare? Non ho alternative. È gente sola, che non sa usare il computer. Per ora sono stato fortunato: mette sempre la mascherina, ma non ho altro. E le mascherine me le sono trovate da solo». Riccardo Benigni, 69 anni, prossimo alla pensione dopo 40 anni di professione, come medico di famiglia a Capena, è uno dei camici bianchi in guerra, in prima linea, contro il virus.
Come le sembra la situazione a Capena?
«Abbiamo avuto un solo contagiato, uomo di 83 anni, purtroppo poi morto e abbiamo dei casi in isolamento preventivo. Ma nei paesi intorno crescono i positivi e temo che anche qui verranno fuori nuovi contagi. E ci sono le case per anziani che sono polveriere: lì stanno avvenendo contagi di massa. Come a Nerola».
Ma lei è andato a visitare a casa anche soggetti positivi?
«No, ma il vero problema è
lì: bisognerebbe fare una task force per andarli a visitare attrezzati per bene».
Quanto è dura combattere contro il Covid-19?
«Assai. Non essendo attrezzati rischiamo moltissimo, ma non ci sono alternative. E quando torno a casa, mi spruzzo disinfettante alcolico su scarpe e vestiti , che lavo subito a 60 gradi in lavatrice. Mi cambio in una stanza e poi saluto mia moglie, ma mi tengo lontano da lei...».
Scusi, che cosa vuol dire? «Mia moglie dorme in un’altra stanza, in quella lasciata libera da mio figlio che è andato a vivere con la fidanzata. Lo scriva: qualcuno non ha ancora capito che non è uno scherzo questo virus... lo scriva per chi fa il furbetto e non capisce quanto noi stiamo rischiando».
Che tipo di mascherine usa?
«Io ne uso due sovrapposte e in mezzo metto una garza da medicazione per proteggermi ancora di più. Ci stiamo arrangiando: come Fimmg ne abbiamo acquistate come gruppo
❞ Per proteggere mia moglie, mi tengo lontano da lei. Ogni sera va a dormire in un’altra stanza
solidale 6 mila e ce le stanno per distribuire. La Asl (la Roma 4 - da Civitavecchia alla Valle Tiberina) ce ne ha promesse 2 mila, ma non basteranno per tutti i medici di zona».
Per consegnare le ricette ai cittadini deve farli venire per forza nel suo studio?
«Per fortuna no: oggi mandiamo un codice via mail all’assistito che va direttamente in farmacia, oppure tramite la Croce Rossa che porta i farmaci a casa del cittadino che ha bisogno di aiuto». È preoccupato?
«Sì. E sono anche un po’ nervoso, ma non bisogna avere paura: bisogna essere consapevoli che il rischio è grande. Ed è necessario stare molto attenti».