Ozono e test rapidi, due speranze
Tra policlinico Umberto I e Spallanzani avviate le sperimentazioni. «Già provato in Cina, noi lo usiamo prima»
Una speranza in più per sconfiggere il Covid-19, oltre al test rapido che Spallanzani e Tor Vergata stanno tentando di validare, arriva anche da un protocollo sperimentale dell’Umberto I: l’ozonoterapia. Anche i medici cinesi di Wuhan l’hanno già utilizzato, ma solo su pazienti con uno stadio di malattia avanzato: «Noi invece abbiamo deciso di avviarlo prima», spiegano i medici del policlinico. Dopo le zone rosse, intanto, test rapidi iniziati al Nomentana hospital, mentre nelle Asl 1 e 4 l’esame è partito in modalità drive-in. L’operazione si svolge all’aperto nel comprensorio del Santa Maria della Pietà, a Civitavecchia, Bracciano e Capena. Mentre i cittadini restano all’interno della propria auto, il personale sanitario effettua il tampone.
Alla cura a base di ozono saranno sottoposti per primi 50 pazienti non gravi
Oltre che dal test rapido, che Spallanzani e Tor Vergata stanno tentando di validare, una speranza per sconfiggere il coronavirus arriva anche da un protocollo sperimentale del policlinico Umberto I. Nel presidio Eastman, sede del Covid hospital 5, è stata appena avviata una sperimentazione con l’ozonoterapia.
«Il comitato etico ha dato l’ok a questo progetto - spiega il responsabile Francesco Pugliese, direttore del Dea dell’Umberto I e della Scuola di specializzazione di anestesia e rianimazione - che nasce dallo studio della letteratura e dell’esperienza cinese riguardo il coronavirus».
Anche i medici di Wuhan e di altre regioni colpite dall’epidemia hanno infatti utilizzato l’ozonoterapia, ma lo hanno fatto su pazienti in cui la malattia era ormai in uno stadio avanzato. «Noi invece specifica Pugliese - abbiamo pensato di provare a utilizzarla su casi accertati di positività, con tampone e Tac, ma di iniziare prima, quando cioé ancora non si è presentata un’insufficienza respiratoria grave e il paziente non è intubato».
La differenza nel protocollo, perché ormai è chiaro che l’andamento del Covid-19 è suddiviso in due fasi: la prima con sintomi più leggeri, la seconda che il più delle volte degenera in modo repentino, anche nell’arco di poche ore. «L’ozonoterapia ha la capacità di ridurre la tempesta infiammatoria che questa malattia genera - spiega Pugliese -. E infatti viene usata soprattutto per curare il dolore cronico, specie quello vertebrale. Noi vorremmo tentare di ridurre la forte carica infiammatoria dei polmoni».
Ma come funziona nella pratica questa terapia? «Al paziente vengono prelevati 200 millilitri di sangue. Che poi vengono ionizzati con un apposito macchinario e infine reiniettati». Cosa comporta la cura per il malato? «Ecco non comporta molto, se non il prelievo. Non vengono somministrati farmaci. E non esistono effetti collaterali indesiderati». Cosa ci si aspetta da questa sperimentazione? «Che riduca la potenza ma soprattutto
Selezionati
la capacità replicativa del virus. Per ora partiremo con il reclutamento di 50 pazienti - spiega ancora il direttore del dipartimento di emergenza dell’Umberto I -. Poi, se lo studio darà gli effetti positivi che speriamo, lo amplieremo; se saranno invece negativi verrà sospeso». Per ora quello che è certo è che «altri ospedali, anche quelli del nord Italia, ci hanno già chiesto di poter visionare il nostro protocollo - conclude Pugliese - in modo da poter replicare lo studio».
Un sostegno al progetto è arrivato dal direttore generale dell’azienda ospedaliera del policlinico Umberto I, Vincenzo Panella: «Qui da noi arriva un’ampia casistica di pazienti Covid. Li curiamo, è vero, ma cerchiamo anche di interpretare la malattia e la sua evoluzione - afferma Panella -. E il policlinico ha insita nella sua vocazione la ricerca. Il mio compito è quello di modificare l’organizzazione per accogliere le novità in questo campo. Domani magari ne arriveranno altre da un principio attivo o dallo studio dell’evoluzione del coronavirus anche su organi diversi, non solo i polmoni».
Sul fronte della prevenzione ieri sono proseguiti i controlli epidemiologici su un
campione della popolazione di Contigliano, zona rossa in provincia di Rieti, sede di un focolaio dovuto alle case di riposo per anziani, e sono invece cominciati quelli sui pazienti ricoverati al Nomentana hospital. In entrambi i cluster sono intervenuti i camper dell’Ordine dei medici con a bordo un equipaggio dei dottori di base della Fimmg. «Abbiamo fatto circa 80 test e domani (oggi, ndr) proseguiremo. Speriamo di farne altri 150-170 - queste le parole di
Pierluigi Bartoletti, vice segretario nazionale della Federazione italiana medici generici -. Il nuovo test rapido sembrerebbe dare risultati incoraggianti».
Infine nella Asl Roma 1 è partito il test Covid-19 in modalità drive-in. L’operazione si svolge cioé all’aperto, in assoluta sicurezza, nel comprensorio del Santa Maria della Pietà. E mentre i cittadini restano all’interno della propria auto, il personale sanitario effettua il tampone. Stessa modalità nella Asl Roma 4 dove sono operative tre postazioni fisse: una si trova nel porto di Civitavecchia, una all’ospedale di Bracciano e l’ultima al poliambulatorio di Capena. Nei prossimi giorni verrà aperta una quarta postazione nel poliambulatorio di Ladispoli.
Il camper Ieri medici di base hanno avviato l’esame veloce sui malati del Nomentana hospital