Sos, salvate il teatro
Il caso Chiusure di stagione anticipate e futuro incerto L’appello a Franceschini
Il teatro in ginocchio. Ai grandi palcoscenici si aggiungono le realtà minori e un accorato appello viene ora indirizzato alle istituzioni da parte di oltre duecento lavoratori dello spettacolo di tutta Italia, per ottenere misure di protezione del settore. Tra i firmatari, Emma Dante e, fra i teatri romani, il Vittoria e il Vascello.
«Le giuste misure del decreto Cura Italia - si legge nel documento - hanno definitivamente chiuso teatri, scuole pubbliche e private di formazione artistica, ma migliaia di piccole realtà locali che pullulano in tutto il Paese, col prolungarsi del blocco scompariranno per sempre». L’accorata richiesta al Presidente Conte e ai ministri Gualtieri e Franceschini è diretta: «Non lasciateci soli! Create un fondo speciale da inserire nell’annunciato decreto governativo di aprile che ci aiuti a non chiudere».
Esordisce Viviana Toniolo, direttore del Vittoria: «Il nostro appello è giusto, ma adesso bisogna che coloro ai quali ci rivolgiamo, i signori delle istituzioni, ci diano un segno di vita, anche solo per dirci non possiamo fare niente, ma almeno è una risposta, se non altro per una questione di minimo rispetto, di educazione. Non possono lasciarci in questa situazione di silenzio. Sembriamo diventati trasparenti».
Un appello drammatico, che non può lasciare indifferenti. «Io non ho firmato l’appello, perché dirigo e gestisco una realtà teatrale più grande spiega Geppy Gleijeses, direttore del Quirino e produttore ma è chiaro che occorre proteggere anche gli spazi scenici minori. Il problema è che tutti noi non abbiamo notizie nemmeno sui fondi, già esistenti, che il MiBact ha già in tasca e che vengono normalmente erogati tra marzo e aprile come anticipo sulla stagione successiva. Io avevo quattro compagnie in tournée, ho perso circa 120 repliche. Dobbiamo morire tutti di burocrazia?».
Alessandro Longobardi di teatri ne gestisce quattro, tra cui il Brancaccio e la Sala Umberto: «Non c’è differenza tra piccoli e grandi. Il teatro è il punto di arrivo della filiera del sistema culturale, ma la produzione teatrale è estremamente fragile, non è industria come il cinema e vive sulle persone dal vivo con alti costi di gestione. Privare il teatro di pubblico, significa farlo morire. Riapriremo a settembre?». Conclude Luca Barbareschi, direttore dell’Eliseo e produttore: «Il disinteresse del ministro Franceschini, e non solo, nei confronti dei teatranti è vergognosa, ancor più nei confronti delle realtà minori. Ma i teatranti pensano di poter uscire da questa situazione senza un piano Marshall ad hoc oppure continuando a racimolare le briciole che ci tengono in agonia? Basta con l’elemosina, occorre reagire insieme per una vera rinascita. Altrimenti finiremo in mano alla mafia che presta soldi a tutti. Il premier Conte - aggiunge - ha per portavoce Rocco Casalino, che milioni di italiani guardavano in tv al Grande Fratello. Adesso è Casalino che guarda milioni di italiani chiusi in casa».
La richiesta «Non lasciateci soli, non ce la facciamo! Create un fondo che ci aiuti a non chiudere»