VEICOLI LENTI, PRO CICLISTI
La sindaca Virginia Raggi, nei giorni scorsi, ha insistito molto sul futuro dei trasporti romani nell’era della «convivenza vigilante» col coronavirus. E ha puntato esplicitamente sui mezzi «alternativi», monopattini e bici elettriche. Benissimo, ottima idea, indicazione «europea». Ma una enormità di lettori che si rivolgono a «Una città mille domande» pone un quesito ineccepibile. Ovvero: a Roma è pericolosissimo muoversi in bicicletta, si rischia continuamente di essere investiti da auto e soprattutto da furgoni lanciati a tutta velocità. Il ritorno a una certa normalità non fa prevedere nulla di buono, da questo punto di vista. E allora perché non istituire, come ha fatto Milano (non Berlino, Parigi o Londra) delle zone con un limite di velocità a 30 km? L’asse dei lungotevere è ormai diventato una immensa pista da Gran Premio. Non parliamo di altre arterie ber più complesse (da corso Francia a viale Cristoforo Colombo e via esemplificando). È del tutto inutile, anzi puerilmente velleitario, spingere i romani a usare monopattini e biciclette se non si offre a tutti un margine di accettabile sicurezza personale. Non occorrono piani strategici, né teleferiche. Basta un minimo di visione di insieme e di autentica capacità amministrativa.