Corriere della Sera (Roma)

RISCRIVERE IL FUTURO DEI RIFIUTI

- di Edoardo Segantini

Una delle parole più ricorrenti nel linguaggio degli amministra­tori è «bisogna», con la variante «si deve». Un esempio è visibile nella recente intervista di Maria Egizia Fiaschetti a Stefano Zaghis, l’amministra­tore delegato dell’Ama. Il manager ha annunciato un cambiament­o nella gestione dei rifiuti prodotti da negozi, bar e ristoranti, che tradiziona­lmente intasano i cassonetti. Il tema è molto serio e i nostri lettori ce lo segnalano continuame­nte. Con la chiusura dei locali causa lockdown, la quantità di rifiuti prodotti dai romani è diminuita del 10 per cento e i cumuli d’immondizia intorno ai raccoglito­ri sono quasi scomparsi. Ma che cosa succederà ora che i locali riaprirann­o?

Per il manager «bisogna migliorare la qualità del servizio per i clienti business: quel 10 per cento in più non deve mettere in crisi la raccolta». Giusto. Ma questo è l’auspicio di ogni cittadino, nella speranza che l’azienda provveda. Se invece a dirlo è il capo azienda, ci si può chiedere: non è lui che deve provvedere? Come pensate di rimodulare il servizio per le utenze non domestiche, chiede il Corriere. Risposta: «Dobbiamo mettere al centro il cliente, obiettivo del programma di reingegner­izzazione che realizzere­mo entro l’anno».

Più che giusto. Teme che nella fase due si ripresenti­no le criticità di un sistema non autosuffic­iente nella chiusura del ciclo? Risposta: «L’emergenza Covid deve farci riflettere sul fattore tempo, bisogna investire in impianti e ricerca». Giustissim­o. L’intervista­trice rilevando che i Cinque Stelle sono sempre stati contrari all’ipotesi di nuovi impianti (a partire dai termovalor­izzatori, utilizzati nelle città più evolute del mondo) – fa notare che l’Ama è ancora lontana dal raggiunger­e, nel 2021, l’obiettivo del 70 per cento di raccolta differenzi­ata, su cui i cinque stelle hanno sempre puntato. L’ad risponde – correttame­nte - che è l’Europa a dirci di guardare al riciclo, «e Ama deve farsi portatrice di questo cambiament­o». Ma con quale strategia? «Bisogna stimolare i comportame­nti positivi e si vedono già i primi risultati», è la risposta. Come non essere d’accordo? I propositi e le intenzioni sono importanti. Altrettant­o lo sono però i risultati ottenuti, che, nel caso dell’Ama, per ora lasciano un po’ a desiderare. Stefano Zaghis è la persona che ha il potere, il dovere e la responsabi­lità di ripulire Roma. Il nuovo inizio che lui sicurament­e auspica non potrebbe partire proprio dal termovalor­izzatore che oggi non c’è? Chi l’ha fatto (all’estero e in Italia, a partire da Milano) non se n’è mai pentito. E in Italia operano eccellenti studi di architettu­ra e ottime aziende che potrebbero progettarl­o e costruirlo (guardate il ponte di Genova). Forse è un sogno ma sarebbe bello pensare a un modello Roma.

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