Lotito coccola Inzaghi, non i calciatori
Prepara un triennale da 3 milioni per il tecnico ma vuole risparmiarne 12 in stipendi
Il presidente Claudio Lotito è sempre un vulcano in eruzione. Da un lato ha preparato un ricco triennale (3 milioni netti a stagione, bonus inclusi) per Simone Inzaghi, convinto che sia l’allenatore giusto per mantenere la Lazio ai massimi livelli. Dall’altro ha aperto una dura discussione con il gruppo dei calciatori sul taglio degli stipendi di marzo e aprile (ma anche maggio e giugno se la serie A non partirà). Un possibile risparmio di 12 milioni lordi.
Lotito e i giocatori trattano, ma l’armonia interna alla Lazio si è increspata. Il caso stipendi sta procurando tensioni, il confronto avvenuto all’interno del centro sportivo di Formello nella tarda serata di lunedì ha lasciato il segno. E il motivo è determinato dallo stupore dello spogliatoio di fronte alle parole del presidente. Per settimane, anzi per mesi, la società ha solo sfiorato l’argomento del taglio degli ingaggi a causa dell’inattività. Nelle videochiamate con tutti i componenti della rosa durante il lockdown, il proprietario del club ha sempre lasciato capire che, se il campionato fosse ripartito, non ci sarebbe stato alcun intervento. Una scelta trasferita anche al di fuori del mondo biancoceleste, là dove la Lazio è stata vista come una realtà a parte: tutti uniti e concentrati sullo scudetto, tanto che nemmeno si toccano gli stipendi. Ma non è così.
Lotito ha annunciato l’intenzione di tagliare due mesi: marzo e aprile. Sono i sessanta giorni nei quali i calciatori sono rimasti chiusi in casa, non lavorando nel centro sportivo del club. Per la società si tratterebbe di un risparmio di 12 milioni lordi, più o meno. Gli italiani l’hanno presa male, gli stranieri peggio: al contrario di molti juventini, interisti e milanisti, quelli della Lazio non sono rientrati nei rispettivi paesi durante il lockdown perché la società lo ha impedito; si aspettavano riconoscenza e rispetto degli impegni presi a parole, invece (sostengono) non è andata così. In più il presidente ha prospettato l’ipotesi di non pagare neppure maggio e giugno nel caso in cui la serie A non riprenda.
Nella giornata di ieri ci sono stati contatti tra le parti. Si potrebbe arrivare a una soluzione tipo quella della Juve, per la quale Lotito si è complimentato con Agnelli in un’assemblea di Lega: la mensilità di marzo non verrebbe pagata, quelle di aprile, maggio e giugno sarebbero spalmate durante la prossima stagione. Questa è l’idea del presidente, a patto che il calcio riparta (altrimenti prospetta la rinuncia a quattro stipendi); la squadra chiede che solo il pagamento di aprile slitti in avanti. Un accordo quasi sicuramente arriverà, c’è da capire la tempistica. Inzaghi osserva, insoddisfatto, sperando in una rapida soluzione. Lotito gli ha offerto un triennale che, con i bonus, vale 3 milioni netti a stagione. Tutte le pedine possono andare a dama, ma sarà importante ritrovare l’armonia dentro il gruppo.
In mezzo a questo caos, arriva l’esposto del Codacons contro il medico laziale Ivo Pulcini, indirizzato alla procura della Repubblica di Roma, all’Antitrust e all’Agcom. L’accusa? Il responsabile sanitario del club biancoceleste, in una trasmissione radiofonica, avrebbe affermato che per la ripresa del campionato sarebbe sufficiente «il test immunologico a immunofluorescenza, che fornirebbe una risposta in 8 minuti e garantirebbe una validità del 97 per cento». Secondo l’associazione dei consumatori Pulcini sarebbe andato oltre: «Avrebbe suggerito di acquistare tale macchinario, tra l’altro pubblicizzato dallo stesso medico come non molto costoso. Tali affermazioni non sembrerebbero rispondenti alla realtà».