I ristoratori ora esultano: «Ma fateceli tenere fino alla fine del 2021»
Contrari alla verifica dell’autocertificazione: non siamo detective
Alle prese con una difficile riapertura i titolari di bar e ristoranti, dicono di aspettare con ansia sia clienti sia le nuove regole per allargare i tavolini all’aperto. E anche se chiederanno numero di telefono e la mail a chi prenota un tavolo, conservando il tutto per 15 giorni, replicano che non è compito loro andare poi a controllare se sono esatti e se i grandi di parentela corrispondono: «Non siamo detective», è la risposta comune. A Ponte Milvio, il Caffè che porta il nome della piazza è in attività senza tavolini: «Vediamo che succede», dice Massimo
il titolare. Accanto a lui Emanuele Saveri, di «Roma Beer Company», ha già allestito il suo ampio spazio, ma «conto su questa delibera dice - e sarebbe più economico se si arrivasse al 31 dicembre del 2021». È, infatti, la fine dell’anno prossimo quella che tutti ritengono la data più adeguata. Conta su una proroga anche se in un secondo tempo Sergio Paolantoni, del mitico bar dell’Eur «Palombini»: «La trovo una misura molto corretta perché con le nuove limitazioni i posti all’interno dei locali diminuiscono. Speriamo quindi che la data del 31 dicembre 2020 venga prolungata, anche perché per quanto l’inverno possa essere mite a novembre e dicembre non si può stare all’aperto». E quanto ai soli «congiunti» seduti allo stesso tavolo la ritiene «una auto-determinazione. Noi non siamo pubblici ufficiali - aggiunge partiamo dalle responsabilità individuali». Paul Pansera, in un locale frequentatissimo dai giovani, «Il Sorpasso» a via Properzio, non sa nemmeno se chiederà di allargare i tavoli: «Ho un portone sia a destra che a sinistra, come faccio? A meno che il “tecnico abilitato” non riesca a farmeli avere dall’altra parte della strada, sull’altro marciapiede. Ma prima di affrontare questa spesa devo vedere. Invece sarebbe bello se noi con i cittadini ci potessimo anche occupare del decoro dei luoghi». Un’autocertificazione dei clienti? «Non prendo prenotazioni sopra le 4 persone, non sto troppo a sindacare, anche perché i libri dei clienti con il telefono li conservo sempre, anche per ricordo. La Polizia due giorni fa è già venuta a controllare più volte, ma sono stati molto gentili».
Il ristorante più noto dei Parioli,
«Il Ceppo», ha riaperto ieri sera: «All’interno abbiamo molto spazio - spiega Caterina Marchetti - non abbiamo dovuto fare grandi cambiamenti. Quanto all’esterno abbiamo 4 o 5 tavoli, con le distanze attuali arriviamo a tre. Comunque proveremo a fare la richiesta. Autocertificazione? Chiedo mail e numero di telefono per ogni nucleo di persone». Nel centro storico un altro classico come «Il Moro» aspetta il primo giugno per riaprire. «Abbiamo pochi tavoli su via delle Muratte in 15 metri quadri - spiega Andrea Romagnoli, il titolare ed abbiamo perduto il 50 per cento dei coperti all’interno. Ma il problema è se la gente verrà al ristorante: finché non c’è una maggiore confidenza sociale, non andiamo da nessuna parte».
Non confida nel fatto di poter allargare i tavoli neppure Giovanna Giolitti del bar in via degli Uffici del Vicario: «Faremo la richiesta», dice senza troppa convinzione, ed è sulla stessa linea è Roberto Cantiani, storico bar in via Cola di Rienzo. Così come non è molto convinto Filippo Barba dell’Euclide a largo di Vigna Stelluti: «La delibera è positiva, ma poi va vista la fattibilità sul campo. A meno che non mi facciano mettere i tavoli sul parcheggio ... E pensavo che la durata fosse un po’ più lunga».
Giorgio Vicario, di «Bere e mangiare», pensa di avere del giovamento dal poter allargare i tavolini, ma certo «era meglio il 50% e fino all’estate prossima».
La durata Molti sostengono che la scelta del Comune sia «inutile a novembre e dicembre» Incassi Per tornare a guadagnare, sperano che aumenti la «confidenza sociale»