LE NOTTI DELLA «COVIDA»
Ha avuto l’effetto di spaventarci a morte, questo virus, oltre a quello –tragico- di uccidere decine di migliaia di persone e l’altro –drammatico- di rivoluzionare la vita produttiva e sociale. E’ stato notato che, tuttavia, ci sono state conseguenze positive: il silenzio urbano, l’aria pulita, il ritrovarsi in famiglia, una rimodulazione della scala dei valori, una nuova solidarietà e così via. In ogni circostanza è bene trovare il lato positivo rispetto a quello negativo, e viceversa. Anche il vocabolario ne ha risentito: parole semi-sconosciute sono diventate di uso comune, come pandemìa. Ma ecco che la lingua italiana si arricchisce addirittura di un nuovo lemma che vuole descrivere gli effetti negativi che in questi tempi può avere l’ex innocente riunirsi per bere un aperitivo insieme agli amici. La movida nell’era del coronavirus (Covid) si chiama ora «covida», una geniale sintesi che unisce brillantemente il bene e il male.
Autore dell’invenzione semantica è un giornalista parlamentare che ha usato questa parola in una sua cronaca delle serate romane. Non avrà il fascino di termini come «ircocervo» o «centauro», ma questa nuova parola «a senso aumentato» un suo efficace perché ce l’ha.