Come vivevano i bambini nell’antichità
Come vivevano i bambini all’ombra del Colosseo in un volume pubblicato da Lapis in collaborazione con il British Museum
Come vivevano i bambini nell’antica Roma? Come studiavano? Come giocavano? Curiosità essenziali per sottrarre la storia da una dimensione astratta e capire come scorrevano le giornate, con il bucato al profumo di pipì, impacchi di cacca contro i pidocchi e scuola sette giorni su sette. A tutto questo risponde
Vita dei bambini nell’Antica Roma. Usi costumi e stranezze all’ombra del Colosseo un libro prezioso edito dalla casa editrice Lapis, terzo della serie «Bambini nell’antichità», testo di Chae Strathie, illustrazioni di Marisa Morea, in collaborazione con The British Museum. Abbiamo chiesto a Rosaria Punzi, editore di Lapis, come e dove hanno scoperto questo materiale del British Museum.
«Ci è stato presentato dall’editore inglese Nosy Crow alla Fiera di Francoforte del 2017. Eravamo alla ricerca di un progetto di divulgazione per bambini del primo ciclo della primaria e quando abbiamo visto le prime bozze del volume che apre la collana, quello sull’Antico Egitto, non abbiamo avuto dubbi: era proprio quello che cercavamo».
Da cosa bisogna guardarsi quando si racconta l’antica Roma ai più piccoli?
«Bisogna guardarsi dalla semplificazione, che non significa guardarsi dalla semplicità: bisogna essere chiari, accattivanti e scientificamente rigorosi. Comunicare un dato o un concetto con poche parole a tutti comprensibili, infatti, è molto più difficile che farlo attraverso un saggio e non bisogna credere che, nel fornire informazioni divertenti e giocose destinate ai bambini, si possa essere banali nella trasmissione o affrettati nella traduzione. Per questo, non solo abbiamo affidato la traduzione ad Alessandra Valtieri, una bravissima professionista, ma abbiamo condotto un rigoroso confronto scientifico con le fonti letterarie (Plinio il Vecchio, Seneca e altri), grazie alla consulenza del prof Alessandro Barchiesi. Abbiamo poi dovuto fare i conti con le complessità del confronto tra lingue piene di sfumature, come la nostra e il latino, e lingue più essenziali, come l’inglese.»
Quanto è importante raccontare i particolari rispetto alla grande storia?
«È molto importante: i bambini devono scoprire epoche diverse dalla loro con piacere ed entusiasmo. La forza della progetto “Bambini nell’antichità” sta proprio nel mettere in dialogo gli elementi più significativi della vita di un bambino contemporaneo — la famiglia, la scuola, i giochi, il cibo, i vestiti, la casa ecc. — con gli stessi elementi della vita di un bambino del passato. La distanza temporale con un passato anche molto remoto non è più un ostacolo alla curiosità dei piccoli ma diventa un terreno di esplorazione piacevole e appassionante».
Prossimi progetti di Lapis su Roma?
«Abbiamo appena inaugurato una nuova collana di storie decisamente avventurose per bambini dagli otto anni in su, ambientate nella Roma imperiale, più precisamente nella Suburra, il quartiere più popolare e affollato dell’Urbe. Si intitola “All’ombra del Colosseo”, i testi sono di Valeria Conti, le illustrazioni di Giacomo Scoppola».
L’editore Rosaria Punzi: «Per parlare ai giovani bisogna essere chiari, accattivanti e rigorosi»