Agente di viaggi chiude i battenti: sono sul lastrico
Magliana, la «Skylab travel» non riapre. «Solo debiti, lo Stato ci ha illusi»
In questi due mesi e mezzo in cui l’agenzia è stata ferma, la serranda abbassata, le pratiche avviate per vacanze da sogno ai Caraibi «congelate» nei cassetti, i dépliant patinati ogni giorno più impolverati, ci ha sperato tanto.
Michele Cristinziano, 62 anni, titolare dell’agenzia «Skylab Travel» alla Magliana, quartiere difficile e tristemente famoso per il fattaccio del «canaro», ma dove non è che la gente non si possa permettere un viaggetto, ci ha provato fino all’ultimo, a ripartire. Ha creduto di poterne venir fuori, grazie agli aiuti promessi dal governo. Ha confidato in un miracoloso azzeramento dei contagi, che inducesse amici e clienti abituali a telefonare per chiedergli: «Michè, mi rimedi un pacchetto low cost? Voglio prenotare...» Macché. Solo disdette. Sconsolate mail di rinuncia alla villeggiatura. E poi spese, spese e ancora spese...
Si può uscire anche così, dalla fase 2 del virus, dal mercato del lavoro e dall’illusione di una ripresa: con un video-messaggio girato nell’ufficio rimasto cristallizzato alla mattina dell’11 marzo 2020, quando l’Italia chiuse per Covid. Un minuto e mezzo per comunicare la resa via Fb. «Basta, mollo tutto, sono sul lastrico - scandisce l’agente di viaggio -. Cari clienti, addio... E in bocca al lupo a chi resta».
La storia di Michele è quella di tanti, solo che lui ha rotto gli indugi. Dopo essersi chiuso per giorni nel locale di via della Magliana 250 per rifare i conti, telefonare ai colleghi, sentire clienti e tour operator, ha concluso: proseguire sarebbe peggio. «Ho 62 anni e ancora un po’ di energia. Meglio, dico sul serio, lavorare nei campi. Lì ti fai il mazzo, ma almeno la sera mangi».
Oggi 25 maggio, così, lui va controcorrente. Nel giorno tanto atteso della ripartenza pressoché totale, abbassa per l’ultima volta la saracinesca. Michele, sul serio il Covid riduce alla fame? «Certo, se non vivessi a casa della mia compagna, che fortunatamente è insegnante, sarei alla mensa dei poveri». Come iniziò l’avventura? «Dal 1987, prima come impiegato e poi come titolare, lavoro alla Skylab, che nel quartiere è una sorta di istituzione. Ho fatto viaggiare generazioni di abitanti della Magliana. Amo il mio mestiere. Però lo so, da questa crisi non si esce. L’affitto: 1200 euro al mese. Le bollette. La commercialista. Le tasse. Sono pieno di debiti. La notte non dormo. Continuare significherebbe suicidarsi. Cosa diversa sarebbe avere le istituzioni al tuo fianco...»
Perché, le provvidenze annunciate in tv non sono bastate? «Macché. La Regione aveva assicurato adempimenti semplificati per un prestito di 10 mila euro e invece, quando il 20 aprile ho scaricato la domanda, mi sono trovato davanti un mattone di 31 pagine da compilare. Ho dovuto chiedere aiuto alla commercialista e questo mi è stato fatale. Il portale era sovraccarico. E il giorno dopo, quando mi sono ricollegato, era tardi: tetto di richieste superato».
Più nostalgia o rabbia? «Essere titolare di un’agenzia di viaggi non ti rende ricco, ma guadagni dignitosamente. Da metà febbraio, invece, è stato un incubo: fatturato a zero, tutte le prenotazioni per Pasqua e per l’estate annullate, complicazioni infinite per consentire ai clienti di ricevere i rimborsi per soggiorni e voli. Io sono una persona perbene, non scappo mettendo nei guai chi si è fidato di me».
Michele Cristinziano, uscendo dal negozio, fa una smorfia amara. «Chi sta al governo non si rende conto di come vive la gente normale... In Italia nessuno ti tende la mano, quando in altri Paesi il lavoratore viene sostenuto, apprezzato. Qui l’aiuto arriva solo da te stesso e se non ce la fai perdi tutto». Speranze di un miracolo, di una ripresa? Scuote la testa. «Non accadrà. Spero solo che il mio sfogo arrivi alle istituzioni». Mentre chiude la serranda, getta uno sguardo all’insegna. Perché Skylab? «Fu un’idea mia: laboratorio del cielo. Ero giovane, mi piaceva regalare sogni ai clienti». Tempi lontani e felici. L’era pre-Covid.
Aperto da 33 anni Michele Cristinziano: «Ho fatto viaggiare generazioni di residenti Ora ho solo debiti»