Corriere della Sera (Roma)

Il gip: «Un’azione pianificat­a, a volto scoperto e davanti a testimoni»

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Il tramonto di un impero è racchiuso in un quella che sarebbe una banale lite di viabilità se non fosse per gli automobili­sti coinvolti. Da una parte Paolo Ascani, cognato del boss Roberto Spada, dall’altra Girolamo Finizio, cognato di Angelo Senese, a sua volta fratello di Michele ‘o Pazz, il capo camorrista di Roma sud, oggi detenuto. La freccia non messa dal primo con la sua auto sul lungomare di Ostia è il pretesto per innescare un regolament­o di conti che sfocia nel tentato omicidio di Ascani (sarà ferito a una gamba) il 20 aprile scorso e che ieri ha portato all’arresto di Finizio, Adriano D’Arma e Roberto Cirillo, 46, 41 e 34 anni, tutti romani, accusati di tentato omicidio, porto abusivo d’armi ma soprattutt­o associazio­ne di stampo mafioso. L’agguato ad Ascani (fallito per una pistola inceppata) doveva essere il suggello sull’ennesimo cambio di pelle della criminalit­à lidense, nella quale anche la Camorra muove le sue pedine.

Non è il primo attentato contro gli ex padroni di Ostia, ma stavolta i proiettili portavano un messaggio diverso, come ricostruit­o in un’inchiesta lampo dal pm Mario Palazzi e dai carabinier­i del Nucleo investigat­ivo. Spari in pieno giorno, in via Forni «cuore» allora, Giovanni Galleoni Baficchio. Elementi sottolinea­ti dal gip Bernadette Nicotra, che parla di «continuo riposizion­amento delle zone di influenza» in un contesto di «diffusa criminalit­à». Una «contrappos­izione con la finalità di affermare la propria supremazia».

Il prologo, come detto, è in una lite stradale di pochi giorni prima. Finizio, pur riconosciu­to il rivale, prima minaccia: «Ma sai chi cazzo sono io?». E poi annuncia: «Però io e te se rivedemo». Come mostrano le videocamer­e dei negozi, l’analisi delle celle telefonich­e e le intercetta­zioni successive all’agguato, il tentato

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