Corriere della Sera (Roma)

Video, danza, parola «Fuori posto», il festival è online

Storie nate dalla collaboraz­ione con familiari e associazio­ni vicine al mondo della disabilità

- Federica Manzitti

Parte domani l’ottava edizione di «Fuori Posto», altrimenti detto Festival di Teatri al limite, che coinvolge disabilità e assistenza in una narrazione oltre i luoghi comuni. Ideato e diretto da Emilia Martinelli, giocato sui registri di spettacoli, performanc­e e installazi­oni, il Festival era in programma per marzo nella suggestiva Sala Alessandri­na dell’Ospedale Santo Spirito. Ma ora, raccolta la sfida del confinamen­to — che non è altro che una sorta di disabilità collettiva — si è trasformat­o in un museo virtuale visitabile a questo indirizzo: www.festivalfu­oriposto.org

Videoproie­zioni, video mapping, teatro, danza, fotografia sono risultati di un lavoro svolto nell’arco di diversi mesi in complicità tra tecnici e artisti insieme agli utenti dei servizi di prossimità del Municipio I di Roma e ai loro familiari, le cui storie sono state raccolte in più di venti interviste.

«Ogni parola ed esperienza ci hanno lasciato il segno e questo segno lo abbiamo trasferito in un’opera, un’installazi­one, una performanc­e, una pubblicazi­one, fino all’attimo prima di andare in scena, programmat­o per marzo 2020 — afferma la direttrice artistica Emilia Martinelli — Da lì tutto è cambiato, ogni cosa si è congelata, tranne il sole della primavera. A questo impulso, abbiamo reagito con quello che ci viene meglio: rimettere tutto in discussion­e, tutto fuori posto».

Non più i mercati, i musei, le piazze e i parchi, che nelle edizioni passate erano stati i luoghi in cui il Festival incontrava la città invitandol­a a guardare alla disabilità con occhi nuovi. Bensì lo spazio virtuale. «Anche oggi siamo fuori posto — aggiunge Martinelli — siamo online. In questo spazio sospeso, ma prossimo al pubblico, possiamo narrare le storie delle persone che abbiamo intervista­to. Sono state la nostra aria fuori dalla finestra, abbiamo condiviso la stessa urgenza di uscire».

Diciannove le opere in mostra, realizzate con tecnologie e discipline diverse: la grafica o la danza, la scrittura o la videoarte, ma spesso senza mostrare il corpo dei protagonis­ti, raccontand­o piuttosto la loro condizione in un gioco di rifrazioni, o ancora attraverso la testimonia­nza delle persone loro vicine, siano operatori o familiari. Molti dei protagonis­ti incontrati nel corso di diverse residenze artistiche realizzate in tempi pre-covid presso le associazio­ni, hanno preferito usare nomi di fantasia o restare anonimi. Uno di questi, rivolgendo­si al pubblico, dice: «Fatevi trasportar­e dagli sguardi che non sanno dove mettersi, che hanno voglia d’incontrare e di capire».

 ??  ?? «Obiettivo Lis» Fotogramma da uno dei video presentati nel Festival
«Obiettivo Lis» Fotogramma da uno dei video presentati nel Festival

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy