Roma, l’antico e la lezione di Raffaello
Sull’Appia antica esposti disegni, incisioni e dipinti di allievi del genio
Raffaello e il suo amore per Roma. E per una donna di Roma, la Fornarina. Raccontati soprattutto da allievi diretti e indiretti del grande artista, scomparso prima di poter realizzare tutti i progetti «antiquari» che aveva pensato prima della sua morte.
Questo racconta la mostra «La lezione di Raffaello. Le antichità romane», che si tiene al complesso di Capo di Bove sull’Appia antica, da oggi fino al 29 novembre.
La piccola, ma ricca esposizione si sviluppa attraverso 29 opere tra dipinti, incisioni, libri e disegni. Il cuore della mostra è il contenuto della lettera concepita e stesa insieme a Baldassare Castiglione per papa Leone X.
Il celebre scritto dell’artista, — realizzato tra il 1519 e i primi mesi del 1520, come testo introduttivo a una pianta antiquaria di Roma, mai compiuta per la morte prematura dell’artista — è riprodotto su un grande schermo che consente lo sfoglio e l’ascolto e racconta la consacrazione di Raffaello come padre della moderna cultura del patrimonio monumentale, archeologico e artistico.
Fu grazie a questo testo che Pirro Ligorio (Napoli 1514Ferrara 1583) riuscì a indagare venti sepolture tra il II e V miglio della «Regina viarum».
La mostra è curata da Ilaria Sgarbozza, promossa dal Parco archeologico dell’Appia antica con l’organizzazione di Electa e il sostegno del Comitato nazionale per le celebrazioni dei 500 anni della morte di Raffaello.
«Nella Roma del Medioevo la sottrazione dei rivestimenti marmorei e delle selci degli antichi basolati è prassi ricorrente — spiega Simone Quilici, direttore del Parco — a tal punto che Paolo III istituisce la figura del commissario dell’Antichità per tutelare i monumenti, una misura che fa seguito ai noti appelli di Raffello e Ligorio per la conservazione delle memorie sopravvissute lungo le vie consolari». Raffello diventa figura di riferimento della comunità artistica internazionale, tra il 700 e l’800 l’insegnamento accademico prevede la copia e lo studio delle opere fiorentine e romane dell’Urbinate proposte come vertici della pittura di tutti i tempi.
Così una parete della rassegna è riservata ai dipinti a olio che raffigurano il pittore con l’amata Fornarina, tra cui un ignoto autore tedesco dell’800 che lo ritrae in una Roma antica che sembra sognata, mentre guarda rapito il suo amore con le spalle scoperte.