Santa Cecilia, il ritorno della musica
Apertura il 16 ottobre Niente intervalli, programma ad hoc, coro in galleria e tanti nomi internazionali
La stagione non salta ma si adegua alle norme anti Covid-19. Concerti più brevi, niente intervalli, trasloco del coro nella Galleria al di sopra del palco e un distanziamento misurato al centimetro (non solo tra i divanetti della platea ma anche tra le file dell’orchestra) che ha spinto l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a immaginare un calendario a misura di virus, illustrato ieri alla presenza della sindaca Virginia Raggi.
«L’emergenza ha stimolato la nostra creatività — ha detto il direttore musicale Antonio Pappano — Abbiamo dovuto reinventare lo spazio e scegliere un repertorio che gli fosse compatibile. Ci sono state delle rinunce, ma il risultato è una stagione unica, pregiata, con opere a cui probabilmente non avremmo mai pensato. E che invece ci fa piacere proporre al nostro pubblico, come la Suite Pulcinella di Stravinskij. Per l’avvio di stagione, poi, la scelta è caduta su un brano monumentale che rispecchia il nostro stato d’animo, una sorta di grido sonoro, di sfogo in do maggiore: il Te Deum di Brukner. Per annunciare a gran voce che la musica dal vivo c’è, che l’Accademia è tornata».
Torna con 28 concerti sinfonici (dal 16 ottobre), 22 da camera (dall’11 ottobre) e due tour europei che in autunno e primavera impegneranno Pappano con l’Orchestra ceciliana e la violinista tedesca Julia Fischer, artista «in residence» della nuova stagione, che all’Auditorium eseguirà il Concerto per violino n. 5 di Mozart e il Concerto per violino n.1 di Sostakovic. Fischer non è l’unica star attesa. Tra i nomi del concertismo internazionale — «salvo impedimenti fatali e cambiamenti dell’ultima ora in base all’andamento della pandemia», precisa Michele Dall’Ongaro, presidente-sovrintendente di Santa Cecilia — sono in arrivo, tra i tanti,
Jan Lisiecki, András Schiff, Grigory Sokolov, Jean-Yves Thibaudet, Leonidas Kavakos, Maxim Vengerov, poi Maurizio Pollini, Stefano Bollani, Beatrice Rana, Mario Brunello e Salvatore Accardo. Sul podio invece
si alterneranno direttori come James Levine e Herbert Blomstedt (il più longevo dei direttori attualmente attivi, 93 anni). Poi Vasily Petrenko, Semyon Bychkov, Daniele Gatti, Valery Gergiev, MyungWhun
Chung, Gianandrea Noseda, Trevor Pinnock, Sir John Eliot Gardiner, Jakub Hrusa, Juraj Valcuha, John Adams. E immancabilmente Pappano, con ben otto produzioni: dopo l’inaugurazione con Te Deum di Bruckner e Das Lied von der Erde di Mahler, spazierà dall’opulenza timbrica delle Canzoni e Mottetti di Giovanni Gabrieli alla Kammersymphonie n. 9 di Schonberg, dalla Passione secondo Matteo di Bach alla Messa di Gloria di Rossini.
Da segnalare infine i debutti del direttore Jaap van Zweden, del violinista Valerij Sokolov e dei pianisti Tom Borrow e Angela Hewitt; l’omaggio a Luciano Berio, la maratona Beethoven che inaugura la stagione cameristica con il pianista Saleem Abboud Ashkar, il ritorno di Maurizio Pollini e il settecentesimo anniversario della morte di Dante con Inferno di Thomas Adès diretto da Gianandrea Noseda.