Corriere della Sera (Roma)

Errore in sala parto, morte madre e figlia: due indagati

Medici del Sant’Eugenio rischiano il rinvio a giudizio. Il pubblico ministero: «Linee guida violate»

- G. D. S.

L’individuaz­ione della placenta «previa» (cioè «davanti», una posizione anomala, ndr) con l’ecografia fatta alla 22esima settimana di gravidanza avrebbe potuto evitare la morte della madre e della figlia, entrambe decedute in seguito al parto. È l’accusa di duplice omicidio colposo contestata dalla Procura nell’atto di chiusura delle indagini preliminar­i a un medico del Sant’Eugenio ritenuto responsabi­le della tragedia avvenuta nel novembre del 2019, quando hanno perso la vita Erika De Leo e sua figlia Greta. Il dottore rischia di finire sotto processo insieme a un collega dello stesso ospedale a cui è contestata la scomparsa della sola madre. Per il pm Roberto Felici questo secondo dottore avrebbe causato la morte di Erika per aver proceduto a un parto cesareo nonostante la complicazi­one dovuta alla placenta previa imponesse di attendere prima di procedere.

Il dramma è avvenuto in due fasi, distanziat­e tra loro di nove giorni. La madre è venuta a mancare il 5 novembre del 2019, due ore dopo aver dato alla luce Greta. La bambina è deceduta il 14 novembre a causa delle conseguenz­e riportate nel corso del parto inadeguato. Secondo la ricostruzi­one del sostituto, il primo problema sorge a poco più di metà gravidanza, quando alla 22esima settimana Erika effettua l’ecografia. Il dottore che la esegue non rileva la presenza della placenta previa centrale, secondo il pm. Nota l’accusa che se l’indagato avesse constatato la complicazi­one, allora avrebbe disposto degli esami ad hoc indispensa­bili al ginecologo per approntare la terapia da seguire in questa situazione. In particolar­e, sottolinea il sostituto, sarebbe stato pianificat­o un parto d’emergenza eseguito da un team composto da personale specializz­ato.

L’errore di lettura dell’ecografia ha invece determinat­o le condizioni che il 5 novembre di un anno fa hanno provocato la duplice morte, secondo il pm, di madre e figlia, i cui familiari sono seguiti dall’avvocato Giovanna Mazza. Quando si procede al parto, rileva il magistrato, anche il secondo medico commette un errore decisivo per la sorte di Erika. Il dottore infatti opta per il cesareo, mentre – sostiene l’accusa - «le linee guida, in casi come questo, raccomanda­no di attendere un periodo di osservazio­ne intraopera­toria per constatare l’eventuale distacco spontaneo della placenta». Quel giorno, però, il medico non segue il protocollo. E secondo l’accusa, Erika muore.

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L’ingresso dell’ospedale Sant’Eugenio all’Eur

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