Corriere della Sera (Roma)

LA FUNZIONE DEI PARCHI IN CITTÀ

- Di Giuseppe Pullara

Con i suoi ottanta ettari di verde, Villa Borghese è uno dei parchi urbani più grandi di Roma. La sua importanza è data soprattutt­o dalla sua centralità. Ora, fino a metà dicembre, ospita anche una diffusa e originale mostra d’arte contempora­nea che sembra voglia dialogare con quello scrigno di gioielli dell’arte classica che è la Galleria Borghese. Giacimento naturalist­ico ma anche magazzino culturale di grande valore: ma il parco è all’altezza del suo ruolo? Non sembra proprio. La contigua Valle Giulia resta da anni in un degrado che pare senza speranza e, entrando nella Villa, le cose non cambiano di molto. Viali, fontane, prati e alberature sono pervasi da una trascurate­zza che fa venire in mente, per contrappas­so, i parigini Jardins de Luxembourg dove squadre di manutentor­i puliscono periodicam­ente perfino le indicazion­i che servono il parco. La cura di Villa Borghese è veramente troppo costosa per le casse del Campidogli­o? O si tratta di una congenita mancanza di sensibilit­à per certi capitoli di spesa che riguardano in genere la manutenzio­ne degli spazi pubblici? E il parco di Tormaranci­a, di oltre 200 ettari, salvato una ventina d’anni fa dalla prevista colata di cemento tra l’Appia Antica e l’Eur, deve continuare a restare una bandiera smunta a ricordo di una grande battaglia ecologista? Pochi investimen­ti potrebbero dare grandi risultati: è ora di riconoscer­e nei fatti il vero ruolo dei parchi in una metropoli.

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