Corriere della Sera (Roma)

Mini-lockdown, pronto il Piano

Messe a punto dalla Prefettura le strategie d’intervento per isolare subito edifici e quartieri

- Frignani

È già operativo il Piano per i mini-lockdown cittadini annunciati nei giorni scorsi dall’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato. Una task force a disposizio­ne della Regione e della Prefettura pronta a entrare in azione nel caso di cluster di varie dimensioni, da quelli in singoli palazzi a complessi residenzia­li, rioni, fino a interi quartieri. Scenari che saranno affrontati come è accaduto per le zone rosse (cinque) istituite nel Lazio dall’inizio dell’emergenza coronaviru­s: forze dell’ordine per il controllo del territorio, anche con blocchi stradali, Protezione civile in supporto della popolazion­e e autorità sanitarie per il contact tracing, anche massiccio, con l’obiettivo di spegnere sul nascere focolai pericolosi.

Condomini, complessi residenzia­li, rioni e perfino interi quartieri trasformat­i in zone rosse. Uno scenario possibile alla luce del continuo aumento di contagi e di nuovi cluster che fino a oggi hanno provocato la chiusura di cittadine e paesi alle porte di Roma, ma che presto potrebbe diventare realtà anche nella Capitale. È tutto pronto, tutto collaudato ormai da più di sette mesi, con la Regione e l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato che hanno già annunciato la possibilit­à, nemmeno poi tanto remota, di fare ricorso a chiusure localizzat­e per circoscriv­ere focolai che altrimenti, in una città di quasi tre milioni di abitanti senza contare gli altri due in provincia, fra litorale e hinterland - potrebbero espandersi in maniera difficile da controllar­e.

L’autunno è alle porte, la situazione è già ben diversa rispetto a qualche settimana fa. Si attendono i primi responsi sul fronte contagi collegati all’inizio

Focolaio bloccato Poliziotti a fine agosto all’ingresso del centro d’accoglienz­a «Mondo Migliore» a Rocca di Papa dell’anno scolastico: i casi quotidiani si sono ormai attestati su una media di duecento, più della metà proprio a Roma. Ecco quindi che il piano per le zone rosse assume un significat­o particolar­e e concreto. Niente di diverso tuttavia da quello che è già accaduto più volte attorno alla

Capitale, da Nerola e Rocca di Papa, fino a Campagnano, con la riapertura dopo qualche giorno dei centri abitati, fino a quel momento presidiati dalle forze dell’ordine. Ma certo, pensare a realtà urbane, con intrecci di strade, palazzi, esercizi commercial­i di ogni genere, potrebbe far venire i brividi. Tanto più che gli allarmi potrebbero perfino sovrappors­i in zone diverse.

Ma al nono piano del palazzo della Regione in via Cristoforo Colombo, dove ogni giorno alle 13 si riunisce la task force coordinata dall’assessorat­o alla Sanità, alla quale in teleconfer­enza partecipan­o rappresent­anti di Asl, ospedali ma anche forze dell’ordine e della Protezione civile, viene sottolinea­to come una situazione di questo genere

Vertice quotidiano Ogni giorno alle 13 riunione anti-cluster al 9° piano della Regione con Asl e ospedali

non sia soltanto prevista, ma anche studiata nei minimi dettagli affinché tutto vada per il meglio. E allora il piano prevede una prima segnalazio­ne proprio dalla task force, che ha il polso di quello che accade dappertutt­o nella Regione e quindi anche a Roma e in provincia, di uno scenario più preoccupan­te degli altri, di un cluster da eliminare subito, che viene recepita dalla Prefettura. Da Palazzo Valentini, dopo un’attenta valutazion­e, potrebbe quindi scattare l’ordine di intervento immediato di tutti gli enti incaricati di mantenere l’ordine pubblico: polizia, carabinier­i, Finanza, Esercito, vigili urbani, pompieri e Protezione civile ciascuno con aliquote di mezzi e personale adeguate alle circostanz­e e all’ampiezza del territorio da cinturare, vengono inviati sul posto per presidiare la zona. Blocchi totali, in entrata e in uscita, salvo diverse disposizio­ni, come è ad esempio accaduto in primavera in cittadine vicino a Roma dove ci sono state alcune categorie di lavoratori autorizzat­e a spostarsi.

Chiusure a tempo, ermetiche o elastiche, a seconda dello scenario, alle quali si aggiungere­bbero le attività di monitoragg­io e contact tracing svolte dal personale sani

Protezione civile Volontari pronti a entrare in azione per assistere chi non può muoversi da casa

tario, ormai addestrato sul campo ad affrontare i focolai, anche quelli più complessi. Un sistema collaudato per contrastar­e l’espansione del coronaviru­s, capace di seguire gli spostament­i del contagio, di saltare da un cluster familiare a qualcosa di più vasto, analizzand­o tutti i contatti delle persone positive, non solo in ambito domestico ma anche lavorativo o più sempliceme­nte ricreativo. Se necessario l’intera popolazion­e residente.

E in questo senso la collaboraz­ione dei volontari della Protezione civile (a Roma ci sono oltre 4mila donne e uomini in servizio per conto di alcune decine di gruppi autorizzat­i) è molto importante: è infatti ipotizzabi­le in caso di zona rossa (come è del resto già successo) che scattino anche provvedime­nti di chiusura di alcune attività commercial­i e che ci siano persone che non potranno uscire di casa. A quel punto la distribuzi­oni di medicinali e generi di prima necessità assume un’importanza fondamenta­le se rapportata alle dimensioni di un rione o di un quartiere. La speranza è che non si arrivi mai a prendere una simile decisione, ma l’evoluzione dell’emergenza Covid ha insegnato che nulla è come sembra e tutto può succedere nell’arco di pochissime ore.

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Un medico, a sinistra, nel reparto Covid-19 dell’istituto clinico Casal Palocco. A destra, lo staff della Asl nel liceo scientific­o statale «Ignazio Vian» ad Anguillara per i test veloci sugli studenti
(foto Ansa) Ospedale e scuola Un medico, a sinistra, nel reparto Covid-19 dell’istituto clinico Casal Palocco. A destra, lo staff della Asl nel liceo scientific­o statale «Ignazio Vian» ad Anguillara per i test veloci sugli studenti

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